Gennaio da record

Un mese di gennaio sicuramente da ricordare, soprattutto alla luce di un 2022 che ha visto i mercati finanziari sprofondare sulla scia di un’inflazione galoppante e di una ricorsa delle banche centrali a colpi di rialzi dei tassi. Nonostante le premesse non fossero delle migliori, soprattutto per i rischi di un rallentamento economico, nelle Piazze finanziarie è prevalso l’ottimismo, sostenuto da dati sull’inflazione in rallentamento, dalle speranze di una pausa della Fed, da trimestrali tutto sommato non così deludenti, dal calo dei prezzi energetici europei e da quel rischio recessione economica che, soprattutto in Europa, si è dissolto a colpi di pubblicazioni macroeconomiche.

Risultato, dopo aver chiuso al rialzo il cosiddetto Rally di Santa Claus, generando l’iniziale ottimismo sui mercati, il mese di gennaio registra una chiusura in decisa espansione. A sorpresa, tra i principali listini finanziari, il FTSE MIB registra la migliore performance con un +12,2% seguito dal Nasdaq 10,62% e dall’Hang Seng di Hong Kong +10,42%. Storicamente, un gennaio positivo è di buon auspicio per l’andamento del mercato nell’intero anno, tuttavia la strada da qui a fine anno potrebbe essere ancora caratterizzata dalla volatilità.

Mentre il mese di gennaio rappresenta per Wall Street la migliore partenza dal 2019, per il principale listino milanese un simile sprint non veniva registrato da inizio secolo, l’ultimo dato migliore risale al 1998 (+12,9%).

Rialzi italiani che sono stati supportati da un settore bancario in deciso spolvero, con Unicredit in testa, ma non solo.  Trimestrali italiane iniziate con il migliore dei modi con STM e Unicredit, le uniche due società che hanno per il momento alzato i veli sui propri conti, a guidare i rialzi del mese.

Nella seduta di ieri, l’umore dei mercati statunitensi ha invertito l’iniziale rotta ribassista grazie alle pubblicazioni sull’indice dei costi dell’occupazione, il quale ha mostrato un rallentamento della crescita dei salari anche in presenza di un tasso di disoccupazione vicino ai minimi storici. Le retribuzioni private sono infatti lievitate dell’1% nel quarto trimestre, in calo rispetto all’1,2% del terzo trimestre. Sebbene il ritmo di crescita annuale rimanga elevato, pari al 5,1%, il miglioramento sequenziale è in linea con altri dati che supportano un rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi della Fed. Il dato “positivo” ha sostenuto il calo sui rendimenti obbligazionari, rafforzando a sua volta il mercato azionario. L’Europa, con dati nazionali misti, ha invece resistito meglio di quanto temuto agli shock del 2022, evitando una contrazione del PIL nel quarto trimestre del 2022 (+0,1% t/t) grazie nuovamente alla crescita irlandese +3,5% nel quarto trimestre, nonostante il pessimo clima di fiducia dei consumatori e delle imprese, mentre il PMI manifatturiero della Cina è tornato ad espandersi per la prima volta da settembre.

La seduta odierna sarà caratterizzata da una situazione da “limbo” nei mercati, in attesa del tanto atteso intervento della Fed, con la conferenza stampa di Jerome Powell come punto focale. Mercati che scontano quasi al 100% un rialzo di 25 punti base.  Con un’inflazione che rimane ben al di sopra dell’obiettivo della Fed e con gli allentamenti nelle condizioni finanziarie è probabile che il commento del presidente Powell possa ribadire la sua contrarietà alle aspettative di taglio dei tassi, che per ora rappresentano probabilmente un passo più lungo della gamba. Negli ultimi due mesi gli investitori hanno acquisito maggiore fiducia nel fatto che la marea inflazionistica si stia ritirando, favorendo la stabilizzazione del sentiment, in tale contesto sarà interessante monitorare l’evoluzione futura di tale tendenza.

In vista della riunione del FOMC i mercati potranno beneficiare di importanti dati macroeconomici. In particolare, l’inflazione in Europa sarà protagonista delle seduta nel Vecchio Continente, soprattutto sulla scia della sorpresa al rialzo dell’inflazione core spagnola. Mercati che attendono una rilevazione in calo sia sull’inflazione al consumo (dal 9,2% al 9,0%) che su quella core (dal 5,2% al 5,1%). Inflazione che sarà protagonista anche in Italia, con letture attese in diminuzione ma ancora su valori a doppia cifra. PMI protagonista sia in Europa che in America, con gli Stati Uniti che osserveranno inoltre le pubblicazioni periodiche relative al mercato del lavoro (ADP, JOLTs. Occhio, inoltre, alla decisione odierna dell’OPEC+, sebbene non siano attesi cambiamenti, tra valutazioni della riapertura cinese da una parte e tra timori degli effetti delle prossime sanzioni russe.

Futures americani attesi partire con in territorio negativo sulla scia di trimestrali a chiusura dei mercati deludenti.  Snap è crollata del 14% dopo che la società di social media ha mancato le previsioni di fatturato nell’ultimo trimestre, trascinando al ribasso il comparto. Male anche Electronic Arts, Western Digital e Match mentre sale AMD.

Giornata che vedrà le pubblicazioni delle trimestrali per GSK, Vodafone, Novartis e Meta per citarne alcune.

 

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