C’è una nuova voce nel bilancio di GameStop. Non è una console né una linea di prodotti. È un’idea. Una visione. Un asset che più di ogni altro divide e accende il dibattito: il Bitcoin.
Per chi aveva archiviato GameStop come il simbolo passeggero della stagione delle meme stocks, il colpo di scena è servito. L’azienda sceglie di entrare nel mondo degli asset digitali dalla porta principale: inserendo il Bitcoin nel proprio bilancio come riserva strategica. Una decisione che, più che un’operazione finanziaria, si configura come un posizionamento identitario.
Non è MicroStrategy. Ma non è nemmeno la GameStop del 2021.
L’approvazione è arrivata all’unanimità dal board: il re delle criptovalute entra in bilancio. Nessun annuncio spettacolare, nessun effetto teatrale. Solo una modifica di policy che consente alla società di allocare parte della liquidità — oggi pari a 4,76 miliardi di dollari — in Bitcoin, senza limiti predefiniti. È una mossa che richiama la strategia di MicroStrategy, ma senza gli estremismi di Michael Saylor. Qui non si parla di scommesse direzionali, ma di diversificazione tattica.
Il 2024 ha segnato un nuovo punto di svolta per GameStop. I ricavi sono in calo del 27%, ma l’utile netto è più che raddoppiato. Non per miracolo, ma grazie a una drastica razionalizzazione dei costi. Eppure, i numeri passano in secondo piano. La narrativa aziendale si sposta dalla performance alla strategia. Dai risultati alla visione. Gli analisti si aspettano ancora un leggero calo dei ricavi (-1,9%) nei prossimi dodici mesi. Ma è un miglioramento rispetto alla traiettoria degli ultimi cinque anni. E in questo scenario, il Bitcoin diventa uno strumento: non di salvezza, ma di riposizionamento.
Il messaggio alla fine è chiaro: GameStop non vuole solo sopravvivere. Vuole trasformarsi. Parlare a una nuova generazione di investitori — gamer, nativi digitali, community crypto-native. Il Bitcoin, più che un asset, diventa un linguaggio. Un ponte tra mondo finanziario e universo digitale. Una leva reputazionale prima ancora che patrimoniale. Certo, i rischi non mancano. La volatilità è strutturale. L’incertezza normativa è tutt’altro che risolta. L’esposizione al sentiment di mercato è inevitabile. Ma è proprio qui che si gioca la differenza tra visione e improvvisazione. GameStop sceglie di aprire una porta, non di forzarla. Solo una policy flessibile. Un passo calibrato in un contesto che evolve.
Il tempismo poi non è casuale. Dopo l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin negli Stati Uniti, il mercato ha assistito a un’ondata di flussi istituzionali. Dalle ETF companies alle balance sheet companies. Il Bitcoin si sposta dal mondo retail alla governance aziendale. E con esso, anche il dibattito.
GameStop potrebbe essere l’apripista di una nuova generazione di aziende quotate che scelgono di integrare asset digitali nella tesoreria. A rafforzare il trend, arriva anche il segnale politico: Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per creare una riserva strategica in criptovalute utilizzando i token già detenuti dal governo.
Chi ha già premuto “Start”?
A oggi, oltre 3 milioni di Bitcoin sono detenuti da ETF, aziende e governi. Parliamo del 14,5% dell’offerta massima. Gli ETF guidano (1,3 milioni di BTC), seguiti dalle società quotate (668.509 BTC) e dagli Stati sovrani (529.705 BTC).
MicroStrategy resta il caso estremo: oltre 500.000 BTC in bilancio, con un prezzo medio di carico di 66.653 dollari e un rapporto BTC/market cap superiore al 50%. Tesla, invece, adotta un approccio tattico: 11.500 BTC acquistati a un prezzo medio di 33.000 dollari, oggi in utile del +163%, ma con un’esposizione minima sul bilancio.
GameStop si colloca a metà strada. Nessuna esposizione dichiarata, nessun approccio radicale. Ma l’impatto reputazionale è già evidente: +8% del titolo GME nell’after hours dopo l’annuncio.
Il mercato non guarda l’importo. Guarda l’intenzione.
Per un’azienda che ha lottato per restare rilevante, entrare nell’universo cripto è un segnale forte. Su eToro, GameStop al quarto trimestre 2024 era il 13° titolo più detenuto a livello globale. La community c’è. Il brand è vivo. Ma serve una narrativa credibile. La connessione tra gaming, NFT e asset digitali è ancora in fase embrionale. Ma la traiettoria è tracciata. Bitcoin in bilancio è solo il primo passo.
GameStop non cerca scorciatoie. Cerca una nuova identità. Il Bitcoin, in questo senso, non è un rifugio. È uno strumento. Una leva. Come ogni leva, il suo effetto dipende da chi la impugna. E dal motivo per cui lo fa. La vera sfida non sarà acquistare criptovalute. Sarà integrarle in una strategia coerente. Digitale. Sostenibile. E riconoscibile.
Perché in un mercato sempre più disintermediato, non basta innovare. Bisogna raccontarlo bene. E farlo al momento giusto.