FOMC: tassi in aumento (nel 2023), Powell: decido io

Con un buon grado di approssimazione, si potrebbe sintetizzare così la (tanto?) attesa riunione della Fed, conclusasi con la conferenza stampa di Jerome Powell nella tarda serata.

Il mantenimento dei tassi d’interesse allo stato attuale (0% – 0,25%) e del livello di acquisti mensili di obbligazioni ($120 miliardi) non erano in discussione. Il tema sul tavolo erano le previsioni economiche fino al 2022, tanto di crescita economica quanto di aspettative inflazionistiche, e soprattutto le parole di Powell, chiamato a fornire una posizione ben chiara a fronte di una costante crescita dell’inflazione, che per ora risente soprattutto degli effetti economici della shock sistemico che il Covid ha prodotto sull’economia.

Sul piano della risposta del Governatore della Fed, l’indicazione è stata nitida: “non abbiamo avuto nessuna discussione su un rialzo dei tassi su nessun anno, perché sarebbe stato ampiamente prematuro farlo”. Al contrario, il c.d. “dot plot”, il grafico che sintetizza le previsioni che ciascun funzionario del FOMC formula sull’andamento dei tassi d’interesse, ha evidenziato 13 banchieri su 18 indicare un aumentare dei tassi a breve termine entro la fine del 2023, rispetto ai sette che si aspettavano tale situazione a Marzo. Sul punto, Jerome Powell ha specificato che il dot-plot “non è un grande previsore sulle future mosse, data l’elevata incertezza, e vanno presi con cautela”.

Gli indici azionari ha risposto con un minimo di volatilità, in linea con le attese che l’evento in se incorporava, tuttavia lo stato delle cose non cambia: la posizione di Powell è stata molto conservativa e, in assenza di dati particolarmente rilevanti sul piano dei prezzi, è verosimile che la Fed non modifichi a breve le sue proiezioni d’intervento sui tassi.

Un simile quadro potrebbe continuare a favorire la ripresa dei titoli tecnologici e dei mercati emergenti, che storicamente risentono positivamente di bassi rendimenti dei titoli di stato e del mercato del credito in generale. Su questo ultimo punto, ieri i rendimenti dei Treasuries a 10 anni sono saliti fino all’1,56%, in rialzo di 10 punti base rispetto al minimo registrato recentemente in area 1.46%. In conclusione, il tapering avverrà nei tempi definiti dalla Fed ma ieri Powell ha chiarito che ciò verrà in maniera adeguata, al fine di evitare errori di comunicazione e shock esogeni sui prezzi degli asset.

TECHNICALS IN FOCUS

USDCAD

Dopo il lungo downtrend partito dai massimi di Aprile 2020, il USDCAD ha lateralizzato per mesi sul minimo di area 1.20, dando vita nei giorni precedenti ad un impulso rialzista che ha spinto il cross in area 1.2260, in un rimbalzo che è ancora lontano da un inversione di trend, che avverrebbe al superamento di area 1.2370. La rottura di questa prima resistenza aprirebbe la strada ad un test importante in area 1.2640. Sul piano tecnico osserviamo tutti i segnali di una accumulazione, con minimi di prezzo mai rotti al ribasso ma sostenuti da un RSI in buona espansione rialzista, oltre ad un ADX sopra area 25. Area 1.20 è il livello fondamentale per la tenuta di questo tentativo di inversione.

GBPUSD

Segnale di inversione ribassista più netto GBPUSD, anche in questo caso dopo un rally rialzista che parte da Aprile 2020. La rottura della trendline ribassista è avvenuta dopo un lungo consolidamento in area 1.42. L’indebolimento del cross appare progressivo e caratterizzato da discreta intensità, con i primi target in area 1.3665, 1.3450 ed infine area 1.3150, dove passa il primo supporto rappresentato dal 61.8% di Fibonacci del rally Aprile 2020 – Giugno 2021. L’attuale set up tecnico di correzione ancora manca della giusta forza direzionale ma il rapporto rischio / rendimento di una possibile flessione del Cable è decisamente interessante a questi livelli. Solo un ritorno e superamento di area 1.42 riporterebbe il cross nell’uptrend iniziato oltre un anno fa.

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