Fine del semestre: da paure di inflazione a quelle di recessione

Si chiude il primo semestre 2022 come il peggiore dal 1970 per il principale indice americano. Tra preoccupazioni inflazionistiche, legate all’invasione in Ucraina, di pandemia a chiudere il cerchio, nelle ultime sessioni di fine semestre, le sopraggiunte preoccupazioni di recessione.  

L’Europa, ancor prima di procedere al suo primo rialzo dei tassi – dopo ben undici anni – desidera mutare i conti sui possibili scenari e invita, per voce del suo presidente del Consiglio di sorveglianza bancaria Andrea Enria, dinanzi al Parlamento europeo,  il sistema bancario a rivedere i propri stress test e le politiche di distribuzioni del capitale: “Proporremo di chiedere alle banche di ricalcolare le loro traiettorie patrimoniali in uno scenario più sfavorevole, tra cui potenzialmente anche un embargo sul gas o uno scenario recessivo, e di utilizzarlo anche per verificare i loro futuri piani di distribuzione”. Proposta che sarà discussa dalla vigilanza creditizia la prossima settimana. Settore bancario europeo che, dopo aver dovuto congelare le distribuzioni dei dividendi durante la pandemia, ora si trova costretta a nuove limitazioni evidenziando nuovamente una maggiore fragilità rispetto ai cugini oltreoceano (i quali hanno recentemente ricevuto semaforo verde sui mega piani di distribuzione dei profitti). Andamento che è evidenziato dal rapporto tra l’ETF sul settore bancario europeo (EXV1) e quello americano (KBE) che dal 2010 ha visto una decisa sovraperfomance statunitense.

Conti alla mano il primo semestre si chiude con i due principali indici statunitensi in bear market così come in Europa, la quale tuttavia non ha ancora effettuato nessun rialzo dei tassi, e il nostro FTSE MIB.

In un semestre maggiormente caratterizzato dal rischio inflazione non stupisce trovare al rialzo il settore energetico – unico settore americano a chiudere in territorio positivo.

Così come in Europa, dove oltre al settore energetico è presente una migliore performance del settore delle telecomunicazioni (in America maggiormente appesantito dai cali di Netflix e Meta, per citarne alcuni, le quali sono contemplate all’interno del settore).

Con i mercati, soprattutto quelli americani, che spostano l’attenzione dal rischio inflattivo a quello di recessione le prossime pubblicazioni delle trimestrali saranno assolutamente rilevanti. I mercati scontano una crescita degli utili del 10% per il 2022 e il P/E dello S&P 500 è sceso prevalentemente per il numeratore (price). Un eventuale rivisitazione degli utili futuri potrebbe portare a ulteriori pressioni al ribasso sui mercati.

Tensioni politiche che iniziano maggiormente a dilagare in un’Europa alle prese con governi troppo equilibristi. In Italia il gelo tra M5S e il governo Draghi è davanti ai nostri occhi. In Francia la debacle delle ultime elezioni parlamentari pone il governo Macron all’assenza di una maggioranza parlamentare. Infine, in Germania, nel governo del “semaforo” iniziano a venire al pettine le prime avvisaglie di tensioni. Da una parte il ministro delle finanze tedesco Lindner ha escluso ulteriori misure di sostegno energetico prima del 2023, nella ferrea volontà di voler rispettare il “freno all’indebitamento” costituzionale entro il 2023, che limiterebbe l’indebitamento netto a circa 10-15 miliardi di euro all’anno. Ciò pone le basi per crescenti tensioni all’interno della coalizione, con socialdemocratici e verdi che chiedono ulteriori misure di sollievo come i tagli all’IVA. Questo in un contesto di tensioni inflazionistiche che spingono i lavoratori a richieste di aumenti di salario e con il rischio di un improvviso blocco dell’approvvigionamento di gas russo ancora in agguato.

Intanto, proprio in Germania, le ripercussioni russe mettono sotto pressione Uniper, con la società che rischia di essere tra le prime vittime del conflitto russo sul gas in Germania. Il titolo, che da inizio anno cede circa il 66% rischia ora di essere nazionalizzato oppure salvato dal governo tedesco.

OPEC: Nessuna novità proveniente dalla 30a riunione ministeriale OPEC+, tenutasi in video conferenza.

Il cartello resta fermo nella previsione di aumento per agosto di 648 mila barili al giorno, come da incremento programmato a Luglio. Previsione che tuttavia resta solamente sulla carta, con molti degli Stati membri già incapaci di raggiungere i precedenti target.

L’attenzione sarà ora tutta rivolta sull’atteso viaggio del Presidente statunitense Biden in Medio Oriente, il quale dovrà convincere Riyadh e Abu Dhabi ad utilizzare la loro capacità rimanente inutilizzata. Questo nonostante le ultime dichiarazioni del Presidente francese Macron non siano delle migliori con Emirati che sarebbero al massimo della capacità produttiva e i sauditi che possono aumentare di 150 mila di barili al giorno, che ma non hanno grandi capacità prima di sei mesi.

Con un prezzo del petrolio che viaggia sopra i $100 a barile e con le ultime interruzioni in Libia ed Ecuador alimentano le incertezze sul lato della domanda, a gettare acqua sul fuoco sulle pressioni rialziste le maggiori preoccupazioni di un rallentamento economico che un percorso deciso delle banche centrali possa causare. Tutto questo con il G7 che valuta limitazioni sull’export di petrolio russo.

Prossimo incontro atteso per il 3 agosto.

 Giornata odierna: Inflazione europea oggi protagonista sui mercati. Interessante osservare se l’aumento energetico continui ad evidenziare segnali al rialzo, con il gas TTF che in mese è salito del 67%. Un eventuale proseguimento della crescita dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia lascerebbe poco spazio di manovra da parte della BCE, con i rialzi tuttavia ormai promessi sui mercati.

Negli Stati Uniti, la produzione ISM per giugno sarà oggi al centro dell’attenzione e, dopo alcune letture cupe del PMI regionale, potrebbe aumentare ulteriormente i timori di recessione nei mercati.

.

Criptovalute: Semestre da dimenticare anche per il mondo delle criptovalute, le quali oltre a subire le pressioni ribassiste del mondo reale sono sempre di più alle prese con problemi di fiducia.

Dal lato economico l’alta inflazione e la fine di una politica espansiva, con i mercati che hanno iniziato a prevedere sempre maggiori rialzi dei tassi d’interesse, hanno generato forti pressioni ribassiste. Come nel comparto azionario, anche il mondo delle cripto-asset ha dovuto fare i conti con tale nuovo scenario. Se a queste condizioni macro aggiungiamo le notizie di alcune società del settore cripto che hanno problemi di liquidità, riduzione della forza lavoro e potenziali insolvenze l’effetto panico sul mercato è ben visibile.

Bitcoin ad oggi vede cedere, dati coinmarketcap, circa il 59%, Ethereum il 72% e BNB il 58%.

Nonostante le correzioni sui mercati, dopo gli acquisti di MicroStrategy, oggi è il turno di El Salvador a sfruttare le correzioni. Nayib Bykele ha twittato l’acquisto di ulteriori 80 BTC a 19.000, ringraziando il mercato per gli sconti. Ultimo acquisto di BTC da parte di El Salvador è stato a maggio, con l’acquisto di circa 500 BTC al prezzo di $30.7 mila. Scommessa su BTC che tuttavia, ad oggi, non sembra premiare il Paese con una perdita di quasi il 55%.