Federal Reserve sospende gli aumenti dei tassi mentre Cina ed Europa affrontano sfide economiche

La Federal Reserve ha annunciato, in linea con le ampie aspettative del mercato, di sospendere per il momento il ciclo di aumento dei tassi di interesse, mantenendo il livello dei tassi nella fascia compresa tra il 5,0% e il 5,25%. Questa decisione segue una serie di 10 aumenti consecutivi dei tassi e una tendenza all’inflazione in calo durata 11 mesi. Tuttavia, l’iniziale reazione dei mercati all’annuncio del FOMC è stata di correzione. Nelle proiezioni aggiornate, la Federal Reserve ha indicato che il tasso dei fondi federali potrebbe raggiungere un picco intorno al 5,6% (rispetto al 5,1% previsto nel marzo precedente), suggerendo la possibilità di altri due aumenti dello 0,25%. La reazione dei mercati alla possibile nuova traiettoria è attualmente oggetto di analisi e dibattito. Alcuni investitori stanno aumentando le loro scommesse su un possibile aumento del tasso di interesse di 50 punti base rispetto ai livelli attuali, anche se le probabilità rimangono ancora molto basse – attualmente, la riunione di novembre è considerata quella con la maggiore probabilità di vedere un’azione di questo genere, sebbene questa probabilità si attesti solo al 12%.

Nonostante questa “pausa nel tono aggressivo”, i mercati hanno reagito abbastanza bene e hanno recuperato le forti perdite iniziali, probabilmente perché la Fed e il presidente Powell ritengono che l’inflazione dovrebbe continuare a moderarsi e la crescita dovrebbe rallentare. Le previsioni economiche hanno infatti riportato importanti aggiornamenti. Si prevede ora un notevole aumento della crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) entro la fine del 2023, passando dall’0,4% stimato a marzo al 1,0% attuale (2,5 volte la stima di tre mesi fa). Questa prospettiva di crescita economica viene accompagnata da una diminuzione della disoccupazione (dal 4,5% al 4,1%) e dell’inflazione PCE (dal 3.3% al 3.2%). L’idea di una crescita economica idilliaca associata a una riduzione dell’inflazione solleva interesse e perplessità, ma soprattutto allontana il rischio di una recessione. Durante l’intera conferenza, il termine “recessione” non è mai stato menzionato (a differenza delle 11 volte della riunione di maggio).

Cambio di rotta dei mercati che si accompagna al cambiamento di direzione nelle preoccupazioni espresse durante la conferenza, con la parola “disinflazione” menzionata ben 4 volte. Jerome Powell stesso ha indicato che i rialzi potrebbero inoltre non essere così certi come previsto, riferendo che la prossima decisione riguardo ai tassi di interesse, che verrà presa nel corso della riunione di luglio, sarà un momento “live” per decidere un possibile aumento dei tassi.

Durante la notte, la Cina ha rilasciato i dati mensili relativi alla maggior parte dei settori dell’economia. Secondo gli indicatori PMI e altri segnali, l’economia ha mostrato difficoltà nel mantenere l’andamento positivo a maggio. Le vendite al dettaglio sono diminuite dal 18,4% al 12,7% anno su anno (rispetto a una previsione del 13,7%). Dati tuttavia positivi ed in linea con i dati solidi relativi ai PMI dei servizi. Nel mese di maggio, la produzione industriale è invece scesa al 3,5% anno su anno, rispetto al 5,6% registrato ad aprile. Sebbene questa cifra sia in linea con le aspettative, rappresenta un tasso di crescita debole per l’economia cinese e si correla con i recenti dati PMI manifatturieri in calo. Complessivamente, i dati confermano che la ripresa economica è frenata, principalmente a causa del settore manifatturiero e immobiliare, mentre i consumi e i servizi mantengono una relativa solidità. Come previsto, la Banca Popolare Cinese ha ridotto il tasso di riferimento, ovvero il tasso di finanziamento a medio termine di un anno, portandolo dal 2,75% al 2,65%, confermando così la decisione di ridurre il tasso di repo inverso annunciata martedì. È probabile che possano venir ad essere adottate ulteriori misure di stimolo nei prossimi mesi.

Oggi l’attenzione sarà focalizzata su Francoforte in occasione della decisione di politica monetaria da parte della BCE. I mercati si aspettano con sicurezza un nuovo aumento dei tassi di interesse di 25 punti base, portandoli al 3,5%, dato che l’inflazione rimane ancora tre volte superiore all’obiettivo del 2%. Sarà particolarmente interessante osservare le proiezioni future e l’atteggiamento adottato, soprattutto considerando che sette economie dell’area dell’euro si sono contratte all’inizio del 2023 (Irlanda, Olanda, Germania, Grecia, Lituania ed Estonia), tra cui alcuni dei Paesi considerati più rigidi nella gestione economica. Si prevede che la BCE mantenga una comunicazione cauta, evitando di fornire indicazioni precise e basandosi sui dati disponibili.

In aggiunta alle riduzioni del bilancio e all’attesa restituzione di 477 miliardi di euro entro il 28 di questo mese, che rappresenterà il più grande calo giornaliero delle dimensioni del bilancio della BCE, c’è anche l’aumento dei tassi d’interesse. Questi fattori, combinati con il mancato robusto supporto di crescita dalla Cina, metteranno alla prova i titoli value europei, che dovranno cercare di rimanere resilienti in un contesto di ottimismo internazionale.

 

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