Da una parte le trimestrali dall’altra i commenti della Fed, tutto questo in un contesto di incertezza macroeconomica e con i nuovi casi di Covid in aumento in Cina. Su queste acque agitate hanno ieri navigato i mercati, i quali hanno evitato una decisa ritirata, grazie soprattutto a trimestrali superiori alle attese.
A gettare benzina sul fuoco, le parole del presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, il quale ha affermato che i tassi di interesse potrebbero dover raggiungere un intervallo compreso tra il 5% e il 7%, stando alla regola di Taylor, per essere “sufficientemente restrittivi” per frenare l’inflazione. Gli effetti di tali parole hanno scosso gli investitori spostando al rialzo le attese sui tassi americani, ora rivisti in rialzo al 5-5,25%, rispetto al precedente 4,75-5,0%.
C’è poco o nessun dissenso nella Fed sul fatto che i tassi debbano continuare a salire. La maggior parte dei membri ha suggerito alcuni ulteriori aumenti nei prossimi mesi che porterebbero il tasso di riferimento a circa il 5%. Tuttavia, la presentazione di Bullard ha sostenuto che il 5% potrebbe servire come fascia bassa e che il limite superiore potrebbe essere più vicino al 7%. Anche il presidente della Fed di Minneapolis, Kashkari, ha ieri sostenuto di non vedere molte prove del raffreddamento della domanda sottostante e che la Fed non è ancora arrivata a porre fine alla sua progressione di aumenti dei tassi di interesse. Le osservazioni di Bullard e Kashkari seguono le dichiarazioni di numerosi altri funzionari della Fed che esprimono la necessità di mantenere alta la tensione contro l’inflazione. Commenti che, come da conferenza stampa ultima di Jerome Powell, cercano di smorzare quell’eccessivo entusiasmo alla quale i mercati tendono a reagire a seguito di dati “più positivi”, quasi a volerne evitare la salita. I segnali contrastanti provenienti dall’economia statunitense, con i dati sulle vendite al dettaglio che segnalano un’incredibile resistenza dei consumatori americani nonché di un mercato del lavoro ancora tonico (ieri le richieste dei sussidi di disoccupazione settimanali hanno registrato un inaspettato calo) hanno aumentato l’incertezza sulla prossima mossa della Fed.
Effetto Fed che riporta in auge la correlazione negativa tra rendimenti e azioni, con il decennale USA in rialzo, trovando supporto nell’area dei 3,7%, e con gli indici in calo. Perdite che avrebbero potuto essere maggiori se non assistite dalle buone trimestrali di Cisco, Nvidia, Bath & Body Work e Macy’s per citarne alcune.
Sul fronte tecnico osserviamo all’interno del grafico giornaliero dello S&P 500, come questo abbia trovato resistenza sul livello 61.8 di Fibonacci, relativo allo swing dal massimo di agosto al minimo di ottobre. Sarà interessante osservare se il supporto dell’area 50 di Fibonacci, accompagnato dalla media mobile a 100 giorni, possa offrire supporto all’indice americano e far proseguire il rally natalizio. In caso contrario nuovi supporti sono offerti nell’area dei 3800 punti in prossimità della media mobile a 50 giorni e del livello 38.2 di Fibonacci.
Seduta europea anch’essa in calo, sulla scia del dato sull’inflazione, ieri rivisto al ribasso al 10,6% ma sempre su massimi storici. Situazione che mantiene alta la pressione sull’Eurotower affinché continui ad aumentare i tassi nonostante i segnali di recessione economica. Spread tra il rendimento dei titoli di stato decennali e a due anni che sia in Germania che in Europa scambiano in territorio negativo. In Italia i titoli del settore energetico e dei servizi di pubblica utilità hanno guidato il calo, con Saipem protagonista. Male anche Enel, che cede quasi il 3%, con gli investitori che cercano di valutare gli effetti del nuovo programma di correzione dei prezzi del gas naturale TTF, ieri presentato dalla Commissione Europea e che dovrebbe essere discusso il 24 Novembre dai ministri dell’Energia.
Correzioni dei mercati finanziari che si accompagna con la ritirata anche sulla coppia EUR / USD, in rialzo di oltre l’8% dai minimi del 28 settembre. La resistenza diventa ora la media mobile a 200 giorni, la quale non veniva ad essere sollecitata dal giugno 2021.
Nella giornata odierna aumenta il rischio geopolitico, soprattutto in Giappone, dopo che un missile nordcoreano è caduto in acque nipponiche. Tokyo che intanto registra crescite sul fronte dell’inflazione. L’indice core dei prezzi al consumo è salito al 3,6% a/a in ottobre, il livello più alto in 40 anni a ottobre.
Non sono attese pubblicazioni macroeconomiche rilevanti nella giornata, con gli investitori che potrebbero concentrare la loro attenzione sui commenti dei funzionari monetari. Oggi sono attesi gli interventi del presidente della BCE Lagarde, nonché di Nagel e Knot mentre negli Stati Uniti a parlare sarà Collins, della Fed di Boston.
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