EurUsd su nuovi minimi da oltre 20 anni

Cresce la preoccupazione per un aggravarsi di un pericolo di recessione sui mercati azionari europei. Non sono state sufficienti le letture, in calo ma superiori alle attese, sui PMI europei ad invertire una tendenza che si è acutizzata nelle ultime settimane.

La lettura dei PMI sui servizi in Francia, Spagna, Germania, Italia, UE e Regno Unito ha evidenziato un rallentamento economico, sebbene inferiore rispetto alle attese e soprattutto ancora in territorio di espansione. Il dato italiano dei PMI sui servizi a quota 51,6 evidenzia inoltre il valore più basso tra le principali economie europee e perfino inferiore rispetto al valore russo 51,7.

L’Europa soffre maggiormente le paure, con il cambio EurUsd sceso sotto quota 1.03 su valori a cui non si assisteva da oltre 20 anni. Le nuove preoccupazioni di rallentamento economico e soprattutto le maggiori pressioni sui costi energetici potrebbero far rivedere la politica di rialzo dei tassi da parte della Bce, accentuando così il differenziale di rendimento con quello americano.

Da un punto di vista tecnico il quadro resta debole per la coppia EurUsd, con una tendenza ribassista che resta forte sia su base giornaliera che, soprattutto, settimanale (ADX a 43). L’eventuale rottura del canale ribassista, a cui la coppia scambia da giugno, potrebbe esacerbare le vendite con il rischio persino di un test sulla parità. L’evoluzione potrebbe trovare maggiori indizi sulle letture dei FOMC (odierne) e dei NonFarm Payroll (attese per venerdì).

Fine giornata di forti vendite sugli indici europei con Milano maglia nera con una flessione del 2,99%, seguita da Francoforte in calo del 2,91%. Situazione che evidenzia come il rischio energetico sia maggiormente allarmante tra le due economie maggiormente dipendenti da Mosca.

Wall Street riesce invece ad invertire la tendenza, soprattutto grazie al suo settore tecnologico, con il Nasdaq 100 che chiude con un +1,68% e lo S&P 500 +0,16%. Dopo un’apertura all’insegna della paura, nonostante le notizie di una possibile rimozione di alcuni dazi con Pechino, l’indice trova nei nuovi ordinativi industriali il suo salvatore. Lettura che ha rilevato un incremento a maggio maggiore del previsto, evidenziando pertanto come la domanda resta forte anche in un contesto di inflazione e tassi in aumento.  Nello specifico, il dato ha restituito un aumento mensile dell’1,6% a maggio, rispetto all’aumento dello 0,7% di aprile, con le attese incentrate su uno sviluppo dello 0,5%.  In particolare, crescono gli ordini di mezzi di trasporto, aumentati dell’1%, e di macchinari dell’1,2%, mentre calano dell’1% quelli di apparecchiature elettriche, elettrodomestici e componenti. Dato positivo ma che non dovrebbe allontanare ancora i timori di un rallentamento sul consumo, soprattutto alla luce dei diversi recenti rapporti deludenti sulla spesa dei consumatori.

Preoccupazione di un rallentamento che in America mostra le proprie avvisaglie sullo spread creditizio, in notevole espansione, nonché sullo spread tra il rendimento del Treasury decennale e quello a due anni – tornato nuovamente in territorio negativo – così come su quello a tre mesi (-10%) sebbene quest’ultimo sia ancora lontano dalle preoccupazioni di inversione (scambiando a quota 1.101%).

Inoltre, le previsioni della Fed di Atlanta riportano come il PIL nel secondo trimestre dovrebbe registrare una correzione del 2.1%. Situazione che, se confermata, porterebbe l’economia statunitense in recessione tecnica, con due trimestri consecutivi in contrazione, aumentando le preoccupazioni degli investitori.

Interessante tuttavia osservare come, nonostante le preoccupazioni crescenti su una recessione dei mercati, il comparto Growth abbia registrato ieri un apprezzamento del 1,1% (IWF/SPY).

Gas Europeo: Non si ferma la crescita dei prezzi del gas europeo (TTF) saliti ieri perfino sopra i 170 euro Mwh, su valori ai quali non si assisteva da marzo. Ad accrescere le pressioni rialziste le ultime notizie provenienti da Oslo con la società Equinor che ha avviato la chiusura di tre giacimenti di petrolio e gas a causa di scioperi da parte dei suoi lavoratori. Effetti dell’inflazione che si ripercuotono sul mercato del lavoro, non tanto sulla temuta spirale inflazionistica generata dagli aumenti degli stipendi, ma sulle tensioni sociali con sempre più comparti che hanno deciso di incrociare le braccia.

Petrolio: Prezzi in discesa quelli sul petrolio (sia Brent che WTI) sulla scia dei timori che una recessione globale possa danneggiare la domanda di energia. Situazione che trova nelle notizie norvegesi ulteriori segnali di pressione. Correzioni del mercato petrolifero che genera almeno una valvola di sfogo sulle pressioni inflazionistiche, con il prezzo del petrolio WTI che torna a scambiare sotto la soglia psicologica dei $100/b. Citibank ha dichiarato che i prezzi del petrolio potrebbero crollare a 65 dollari al barile entro la fine dell’anno se una recessione “sempre più probabile” dovesse colpire l’economia globale.

Giornata odierna: La giornata si apre con le buone notizie degli ordini tedeschi saliti in maggio oltre le attese e perfino in territorio positivo. La giornata sarà soprattutto incentrata sulla diffusione dei verbali dell’ultima riunione del Fomc, attesa per le h20:00, ma prima potremmo assistere alle vendite al dettaglio in Europa e nel Regno Unito ai Pmi edilizi e a diversi discorsi di membri della Bank of England. Negli Stati Uniti interessanti saranno inoltre le letture sui PMI e ISM.

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