I mercati azionari e l’economia continuano ad avanzare su percorsi separati, pur mantenendo un’attenzione reciproca. Sebbene i listini azionari abbiano sorpreso i mercati nel corso del 2023, con margini che hanno subito meno l’effetto combinato dell’inflazione e del rallentamento economico, la recente dichiarazione del Presidente della Bce, Christine Lagarde, a Sintra, offre un’immagine opposta. Secondo Lagarde, le aziende sono state accusate di trasferire gli aumenti di prezzo direttamente ai consumatori, in una lotta contro l’inflazione che fatica a identificare il suo vero nemico. In un discorso falco, intitolato “Spezzare la persistenza dell’inflazione” la Lagarde rimarca la necessità (non nuova ormai per i mercati) di tassi alti e per lungo tempo (“portare i tassi su livelli “sufficientemente restrittivi” e mantenerli su tali livelli “finché necessario”), evidenziando una nuova fase alla lotta all’inflazione appiccicosa con gli operatori economici che tentano di trasmettersi i costi a vicenda. Situazione che dovrà evitare che la spirale salari/prezzi, assicurando che le imprese assorbano l’incremento dei costi del lavoro nei margini di profitto. Rialzo confermato di 25 pb a luglio, salvo sorprese, e mercati che scontano a dicembre un tasso al 4%. Anche il membro del Consiglio direttivo Pierre Wunsch ha elaborato la funzione di reazione della BCE affermando che l’inflazione di fondo, nelle prossime tre letture, dovrebbe dare una chiara lettura di una tendenza al ribasso, in caso contrario, saranno necessari altri rialzi. Con un’inflazione core di venerdì attesa in crescita, dal 5,3% ad un possibile 5,5% le premesse non sembrano delle migliori. Percorso al rialzo dei tassi europei che hanno suscitato in Italia critiche, con accuse di voler innescare una recessione, mentre il debito pubblico italiano viaggia a circa 2.834 miliardi di euro. Francoforte e Roma che faticano a trovare una direzione comune, con il primo alle prese ad una lotta all’inflazione ed il secondo alla recessione. Il nuovo Ddl conferma le agevolazioni energetiche – sebbene queste fossero state sconsigliate da Francoforte.
Politica monetaria restrittiva (con i futures che vedono a dicembre un tasso al 4%) e un “J’accuse” alle imprese che hanno frenato la corsa dei mercati, per poi riprendere sostenuti da Wall Street. Gli investitori sono rimasti impressionati dai solidi dati economici statunitensi, i quali hanno evidenziato la resilienza dell’economia di Washington, aumentando la possibilità per un soft landing sebbene questi possano rappresentare un semaforo verde a politiche restrittive della Fed.
Il rapporto sugli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti, che ha registrato un aumento del 1,7% su base mensile, ha superato le aspettative che prevedevano una diminuzione dello 0,9%. Inoltre, gli ordini di beni strumentali al di fuori della difesa e dell’aeronautica, che rappresentano un indicatore degli investimenti aziendali, sono aumentati dello 0,7% su base mensile, superando le aspettative dell’0,1%. L’indice di fiducia dei consumatori statunitensi del Conference Board è salito di 5,7 punti a 109,7 a giugno, raggiungendo il livello più alto degli ultimi 18 mesi, molto oltre le aspettative che prevedevano un aumento a 104,0. Il rapporto sulle vendite di nuove case negli Stati Uniti a maggio, che ha registrato 763.000 unità vendute, ha visto una crescita del 12,2%, superando le aspettative del mercato che prevedevano una leggera diminuzione a 675.000 unità. Inoltre, l’indice manifatturiero della Fed di Richmond è salito di 8 punti a -7 rispetto a -15 a maggio, superando le aspettative che prevedevano un aumento a -12.In tale contesto i listini statunitensi hanno chiuso in prossimità dei massimi giornalieri e il VIX è tornato al di sotto di 14. La maggiore propensione al rischio si è tradotta in una maggiore esposizione sulla crescita ciclica, con la sanità, utilities ed energia che sono rimaste indietro.
Giornata odierna impegnativa, che si apre con il calo del comparto tecnologico, dopo la possibile nuova stretta americana alla fornitura di chip alla Cina. Tensioni e aperture in lotta a scacchi tra le due superpotenze che mostra la necessità di cooperazione ma anche la mancanza di fiducia reciproca. Sempre in giornata si terrà a Sintra, Portogallo, il confronto tra i diversi banchieri: Lagarde (Europa), Powell (Stati Uniti), Bailey (Inghilterra) e Ueda (Giappone). In Italia test sull’inflazione, con il dato atteso in flessione a giugno mentre nella serata sono attesi i nuovi stress test sulle Banche Usa. In tale situazione cresce la tensione sullo Yen per possibili interventi, come nello scorso ottobre. Sebbene risulti difficile un cambio di politica da parte della Bank of Japan, visto i diversi messaggi dovish, accompagnati da una debole crescita dei salari, il cambio EUR/JPY scambia su massimi degli ultimi 15 anni. Interventi sullo Yen che rischiano tuttavia di generare pressioni sul principale indice nipponico, vista la forte correlazione.