Europa in ripresa, mercati mondiali in calo

“Fortunato in gioco, sfortunato in amore” o forse sarebbe da aggiornare il detto in “Sfortunato al gioco e in amore”. A guardare, infatti, l’evoluzione dello S&P 500 di febbraio è possibile osservare come il principale indice statunitense abbia infatti ripiegato proprio dopo San Faustino, il patron dei single, consegnando un’esperienza negativa agli investitori.

Situazione non nuova nei mercati con il ritorno dei rendimenti dello S&P 500 che tende a calare dai massimi di San Valentino, come visibile dal grafico sottostante relativo alle performance media dell’indice nel mese di febbraio dal 1950 al 2022.

Nella seduta di ieri gli indici azionari hanno chiuso in moderato ribasso, trascinati nuovamente dalle pressioni dei rendimenti obbligazionari, dopo che Francia e Spagna hanno riportato un’inattesa accelerazione dei prezzi al consumo. La lotta all’inflazione pone nuove pressioni sulla Banca Centrale Europea con gli investitori che aumentano le scommesse per un tasso d’interesse che possa raggiungere per la prima volta il 4% entro febbraio 2024, rispetto al 3,5% previsto all’inizio dell’anno.

Oltre ai tassi, si conferma la normalizzazione e l’intensificazione della politica monetaria della BCE, che porterà a una riduzione del bilancio della BCE. Questo è già stato ridotto dai rimborsi dei prestiti mirati a più lungo termine TLTRO III e sarà ulteriormente ridotto dalla riduzione dello stock di titoli acquistati con il programma standard di acquisto di attività. La BCE ha deciso nella riunione dello scorso dicembre, e ha confermato in dettaglio il 2 febbraio, che la riduzione dei titoli detenuti sarà in media di 15 miliardi di euro al mese dall’inizio di marzo alla fine di giugno 2023.

Anche in America, le previsioni sui futuri movimenti della Fed sembrano essere ancora incerte.  Secondo gli analisti di BofA, la forte domanda dei consumatori statunitensi e la tensione del mercato del lavoro potrebbero spingere la Federal Reserve a combattere l’inflazione per un periodo più lungo con un tasso degli interessi che potrebbe raggiungere quasi il 6% (decisamente maggiore rispetto alle attuali aspettative dei mercati). Nel frattempo, il mercato dei derivati sta valutando che i tassi statunitensi possano raggiungere il 5,4% quest’anno, rispetto al 5% circa di un mese fa. Gli investitori obbligazionari non considerano più le probabilità di un taglio dei tassi della Federal Reserve quest’anno come una scommessa ma bensì quasi una certezza. Di fatto ieri dati macroeconomici più deboli del previsto hanno alleggerito momentaneamente le pressioni. L’indice PMI di Chicago è sceso inaspettatamente a febbraio di -0,7 a 43,6, più debole delle aspettative di un aumento a 45,5. Anche l’indice di fiducia dei consumatori del Conference Board USA di febbraio è sceso inaspettatamente di -3,1 a 102,9, più debole delle aspettative di un aumento a 108,5.  Inoltre, l’indagine manifatturiera di febbraio della Fed di Richmond (così come quella il giorno prima della Fed di Dallas) è scesa inaspettatamente di -5 al minimo di 2-3/4 anni di -16, più debole rispetto alle aspettative di un aumento a -5.

Europa che continua a mantenersi maggiormente tonica rispetto ai principali listini mondiali, nonostante le maggiori pressioni interne (inflazione, guerra, recessione per citarne alcuni). Dopo la vivacità di gennaio, le maggiori preoccupazioni sull’evoluzione dell’inflazione e le conseguenti mosse delle banche centrali hanno rallentato gli indici. In Europa, con uno Stoxx 600 in rialzo dell’1,74%, spiccano i guadagni di Milano (+3,3%), Parigi (+2,62%) ma soprattutto di Madrid (+3,99%). L’Hang Seng riporta le maggiori vendite (-9,41%) seguito dai cali di Dow Jones -4,19%.

Giornata oggi intensa con l’investor day di Tesla, i dati macro sull’inflazione tedesca, dopo le sorprese francesi e spagnole e in America con gli ISM PMI USA in probabile ulteriore ripresa. Sul fronte delle trimestrali spiccano le letture di Nio, Salesforce, Petrobras, Lowe’s, Snowflake e Dollar Tree.

 

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