Se anche la Fed ormai sembra essersi tolta di dosso gli abiti del “pompiere” (nello spegnere l’euforia dei mercati azionari) ci si chiede cosa possa nel breve fermare questo rally azionario. Difficile trovare una risposta, se non la sua stessa eccessiva euforia (con l’indicatore Fear & Greed Index sui massimi dell’ultimo anno).
Ma dopo un anno di contrazione è possibile che venga ad essere lasciata maggiore manovra di spazio. Se si concede un centimetro nella guida, il mercato si prenderà un miglio. E così è stato. Gli indici azionari mercoledì hanno recuperato le perdite iniziali e si sono assestati su livelli più alti, con lo S&P 500 che ha raggiunto un massimo di 5 mesi e il Nasdaq 100 di 4 mesi e mezzo – evidenziando interessanti movimenti tecnici. Lo S&P 500, dopo aver rotto al rialzo la sua resistenza, posta della media mobile a 200 giorni e della trendline decrescente dai massimi di gennaio 2022, ha generato quel classico retest del nuovo supporto con risultati decisamente positivi. In tale scenario, in prossimità di un Golden Cross, dal punto di vista tecnico, regna un deciso ottimismo.
Anche il Nasdaq 100 esce finalmente dalla congestione che da ottobre vede altalenare le sue quotazioni, violando al rialzo inoltre la resistenza posta della media mobile giornaliera a 200 periodi.
Gli indici azionari sono ieri saliti grazie ad una conferenza stampa valutata decisamente dovish dal mercato. In particolare, le dichiarazioni di Powell sulle prospettive di un’inflazione in calo (messo così nero su bianco) “Ora possiamo dire per la prima volta che il processo disinflazionistico è iniziato” accompagnato dal sollievo quando il numero uno della Fed ha respinto i timori sull’allentamento delle condizioni finanziarie degli ultimi mesi, affermando che l’attenzione della Fed “non si concentra su movimenti a breve termine, ma su cambiamenti duraturi” hanno offerto quella inaspettata carica ottimistica al mercato. Risultato rendimenti dei Treasury in calo (sia nella curva a breve che sul decennale) e mercati azionari in spolvero, con i titoli Growth a sovraperformare sul Value. Solamente il settore energetico ha chiuso la seduta in calo, sulla scia della correzione del greggio. Mercati che rivedono al ribasso il possibile percorso sui tassi della Federal Reserve, sulla base dei futures sui Fed Fund dopo la conferenza stampa di ieri.
In un tale sfondo di ottimismo tornano di scena il supporto delle GAFAM, in attese delle trimestrali odierne (con Meta che in pre market vola oltre il 20%, sulla scia del nuovo piano di buyback). Osservando infatti la forza relativa dei titoli rispetto al mercato, si osserva quel suo ritorno in auge tanto auspicato quale supporto per la ripresa.
Anche sul fronte valutario risulta interessante da riportare il deciso strappo al ribasso del dollaro americano DXY, sceso di oltre un punto percentuale e con la coppia EURUSD sulla soglia del 1,10. Situazione che rispecchia la combinazione di effetti:
- Fed decisamente di dovish delle attese
- differenziale dei tassi in aumento con l’arrivo di BCE e BOE a 50 pb domani
- nessuna necessità di un rifugio sicuro per il dollaro in questo rally “di tutto”.
Oggi Europa che torna nuovamente al centro dell’attenzione sui mercati, con le riunioni di politica monetaria della BCE e della BoE, dove i 50 punti percentuali della BCE sembrano essere un accordo già sottoscritto. I dettagli del QT non dovrebbero scuotere il mercato, condizionale sempre d’obbligo. Ci si attende che BCE possa continuare ad avere un atteggiamento da falco, con inflazione al consumo in calo (grazie al venir meno delle pressioni energetiche) ma non sulla parte core (si vedano i rialzi nella settimana in Spagna ed Italia) e con un rischio recessione in miglioramento.
Sul fronte delle trimestrali oggi sono attese le pubblicazioni per ING, Deutsche Bank, Infineon, Santander, BT, Shell, Amazon, Apple, Alphabet, Ford, Merck, Bristol-Myers, Qualcomm e Ferrari per citarne alcune.
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