Energia sempre protagonista

Parte in negativo la prima seduta della settimana, orfana di Wall Street chiusa per festività.

Termometro delle preoccupazioni europee resta nuovamente la volatilità sul futures TTF, in grado di salire di oltre il 30%, fino a 285 euro/Megawattora per poi chiudere in rialzo del 11,8% a 240 euro. La maschera di una chiusura dei flussi passanti per il Nord Stream 1 causa manutenzioni viene ad essere gettata dalle stesse parole di Mosca, la quale ha riportato come la ripresa dei flussi non sarà eseguita fino a quando le sanzioni non saranno revocate. Inoltre, Nuova Delhi si tira fuori da un possibile accordo sul tetto energetico riportando i suoi interessi nazionali. Più volte l’India ha infatti esortato l’Occidente ad evitare di pensare che i problemi europei siano anche problemi indiani.

Intanto le lancette continuano a battere e l’attenzione sul raggiungimento del target sullo stoccaggio del 90% si fa in salita, ma il percorso non è irrealizzabile. L’UE sta valutando nuovi parametri di riferimento del gas e limiti di prezzo, Parigi e Berlino stringono alleanze energetiche per aiutarsi a vicenda durante l’inverno, la prima offrendo gas e la seconda elettricità, e la stessa Berlino devia dalla sua politica nucleare decidendo di mantenere in riserva due centrali nucleari. La data importante resta la riunione di venerdì da parte dei ministri dell’Energia dell’Unione Europea.

Se il gas sale, il petrolio non vuole rimanere indietro. Ieri la decisione simbolica da parte dell’Opec+, con un taglio di 100mila barili al giorno (circa lo 0,1% della domanda globale), ha sostenuto le quotazioni del greggio. Decisione che riporta un’inversione a U dal precedente aumento della stessa quantità, a seguito della visita americana in Arabia Saudita, e che riporta la produzione sui livelli di agosto. A generare pressioni sui prezzi dell’oro nero anche le preoccupazioni europee in vista di un accordo iraniano. Tuttavia, se dovessimo mettere insieme i pezzi del puzzle la reazione dei mercati è stata sì in acquisto, ma contenuta. Segno di una riduzione non importante del Opec, di un accordo iraniano ancora sul tavolo, delle preoccupazioni sui lockdown cinesi e di una curva sui futures WTI in backwardation.

 

Rincari energetici e preoccupazioni economiche che vengono ad essere lette sui listini europei Stoxx600 con un calo su tutti i settori fatta eccezione dell’energetico. È interessante inoltre osservare che l’energia continua a sovraperformare nonostante una curva sul WTI in backwardation e aumento dei rischi di imposte straordinarie sul settore. Sul fronte dei dati, i nuovi PMI delle principali economie hanno evidenziato un’ulteriore debolezza dell’attività del settore privato ad agosto, mentre le vendite al dettaglio nell’Eurozona sono rallentate più del previsto. Questa settimana l’attenzione si sposta sulla decisione di politica monetaria della BCE, che dovrebbe aumentare nuovamente i tassi di interesse e per la quale molti analisti prevedono un aumento di 75 punti percentuali.

I mercati asiatici sono per lo più in rialzo questa mattina grazie al rinnovato sforzo di stimolo in Cina. Pechino ha comunicato che intende ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria in valuta estera (RRR) di 200 punti. Decisione nata dal calo dello yuan, su minimi degli ultimi due anni contro il dollaro.

In negativo invece i listini di Sidney dopo che la Reserve Bank of Australia (RBA) ha alzato di 50 pb i propri tassi, decisione in linea con le attese dei mercati. Stando ai commenti la RBA osserva che le prospettive per l’economia australiana sono diventate ancora più negative. La stessa banca rileva esplicitamente che la crescita salariale è chiaramente in ripresa in alcuni settori, portando a rischi di ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi. La RBA continua ad aspettarsi ulteriori aumenti dei tassi, ma sottolinea la dipendenza dai dati quando si tratta dell’esatto ritmo di escursione.

Intanto continuano a calare gli ordinativi delle fabbriche tedesche, registrando il sesto mese consecutivo in flessione, causa di un’inflazione persistentemente alta e di un indebolimento della domanda. Giornata per lo più priva di rilasci macroeconomici se non fatta eccezione per i PMI americani.

 

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