Economia incerta: il discorso di Powell agita i mercati finanziari

In un contesto azionario ancora troppo incerto, dopo il deciso rimbalzo di inizio anno, i mercati azionari scivolano nuovamente sulla scia della testimonianza al Senato del numero uno della Fed. Discorso di Jerome Powell che rimarca nuovamente i punti ormai più volte ribaditi: lotta all’inflazione senza se e senza ma e un mercato del lavoro che non smette di generare pressioni. Tuttavia, nel discorso, due punti sembrano aver intimorito maggiormente gli investitori:

  1. “I dati di gennaio sull’occupazione, la spesa al consumo, la produzione manifatturiera e l’inflazione hanno invertito in parte le tendenze al ribasso che avevamo riscontrato nei dati di appena un mese fa. Una parte di questa inversione riflette probabilmente il clima stagionalmente caldo di gennaio in gran parte del Paese. Tuttavia, l’ampiezza dell’inversione di tendenza e le revisioni del trimestre precedente suggeriscono che le pressioni inflazionistiche sono più elevate di quanto previsto al momento della precedente riunione del Federal Open Market Committee (FOMC).”
  2. Sebbene l’inflazione si sia moderata negli ultimi mesi, il processo per riportarla al 2% ha una lunga strada da percorrere e sarà probabilmente accidentato. Come ho già detto, gli ultimi dati economici sono stati più forti del previsto, il che suggerisce che il livello finale dei tassi di interesse sarà probabilmente più alto di quanto previsto in precedenza. Se l’insieme dei dati dovesse indicare che un inasprimento più rapido è giustificato, saremmo pronti ad aumentare il ritmo dei rialzi dei tassi. Per ripristinare la stabilità dei prezzi sarà probabilmente necessario mantenere un orientamento restrittivo della politica monetaria per qualche tempo.

Déjà-vu, con stime sull’inflazione da parte della Fed ancora troppo rosee e revisioni al rialzo dei tassi terminali. Risultato: aspettative in aumento per un rialzo di 50 punti base, invece che di 25pb, nella prossima riunione del 21-22 marzo.

Dato che tuttavia rischierà di essere assai ballerino qualora i prossimi rapporti sull’occupazione di venerdì e sull’inflazione di martedì dovessero essere più forti del previsto. Oltre ai commenti di ieri e di oggi del presidente della Fed Jerome Powell, gli investitori in generale attenderanno con impazienza la riunione del FOMC di marzo, dove la Fed pubblicherà una nuova serie di previsioni sull’inflazione e sulla crescita economica, nonché il nuovo “dot plot”, il quale delineerà le nuove proiezioni dei membri del FOMC sul percorso dei tassi di interesse nei prossimi tre anni.

Testimonianza di Powell che subito ha generato decisi, ma strani, movimenti sui mercati. Sebbene, come riportato, i listini azionari abbiano registrato correzioni alla luce di un nuovo previsto rialzo dei tassi, gli strumenti maggiormente sensibili ai suoi movimenti hanno tuttavia riportato movimenti inferiori. Il tecnologico Nasdaq e il più ciclico Russell 2000 infatti hanno riportato vendite inferiori a quelle dello S&P 500;

così come persino il Bitcoin, a conclusione del discorso programmatico di Powell (primi 30 minuti della testimonianza), ha persino subito recuperato le iniziali vendite.

Mercato obbligazionario, solito osservato speciale, che evidenzia in primis nuove preoccupazioni per un rallentamento economico. Lo spread dei rendimenti a 10 e 2 anni registra nuovi minimi (su valori degli anni Ottanta) così come quello a 10 anni e 3 mesi che vira nuovamente al ribasso. Sebbene, sia sempre utile ricordare come una curva persistentemente invertita indipendentemente dal valore riporti lo stesso concetto per una recessione.

Rendimento del Treasury a due anni, maggiormente sensibile alle politiche monetarie, che rompe la soglia del 5%, situazione che non si verificava del 2007.  Non meglio per i titoli di stato europei, con il Bund tedesco a 2 anni che ha superato il 3% di rendimento, situazione che non si verificava dal 2008.

A riportare tuttavia i maggiori movimenti soprattutto il comparto valutario: l’indice del dollaro USA è cresciuto dell’1,27% – il più grande guadagno giornaliero dal 3 novembre.

Oggi gli investitori presteranno molta attenzione alle aperture di nuovi posti di lavoro statunitensi, i quali rappresentano un buon indicatore anticipatore della crescita salariale. In Europa l’attenzione viene ad essere rivolta sui dati finali del PIL dell’area dell’euro del quarto trimestre 22, i quali potrebbero subire una revisione al ribasso dopo la contrazione maggiore fatta registrare in Germania.  In Canada la Bank of Canada è attesa mantenere invariati i tassi ufficiali durante la riunione di politica monetaria di odierna, sebbene non dovrebbe mancare l’attenzione a possibili segnali per le prossime mosse future, soprattutto dopo il discorso di ieri di Powell.

 

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