A volte risulta complesso giustificare razionalmente le divergenze che emergono nei mercati finanziari. In diverse occasioni, nel nostro blog abbiamo evidenziato alcuni movimenti peculiari che meritano attenzione, ma spesso tali fenomeni vengono ignorati, nonostante siano evidenti agli occhi di tutti. Come è possibile che i mercati abbiano mantenuto una prospettiva ottimistica sull’andamento dei tassi della Federal Reserve, mentre gli investitori (sia individuali che hedge fund) si siano sempre mostrati cauti, mantenendo livelli minimi di ottimismo? Se i primi hanno dovuto ricredere ai loro giudizi (rivedendo sempre al rialzo le aspettative), nonostante le chiare e ferme parole della Fed, così come spesso anche dai movimenti del mercato obbligazionario, i secondi faticano ancora a trovare vantaggio in un rally dei mercati azionari, con il Nasdaq 100 che da inizio anno ha registrato un rialzo superiore al 20%.
L’incertezza continua a dominare la scena, come un sovrano incontrastato. La classe politica americana si imbatte in difficoltà nel raggiungere un accordo sul tetto del debito pubblico, mentre il conto alla rovescia risuona sempre più forte. L’ottimismo, basato su promesse effimere e mancanza di azioni concrete, si trasforma rapidamente in pessimismo. Gli annunci di progressi nei negoziati hanno inizialmente spinto i mercati al rialzo, ma ieri abbiamo assistito a una nuova flessione, con l’incertezza che ora si estende anche alla cosiddetta “data X”. Con l’assenza di passi avanti e con la bagarre politica che litiga persino sulla scadenza, dimenticando che questa non sia il fine, diventa difficile offrire spiragli ai mercati per evitare le vendite. Se la storia volesse insegnarci qualcosa di importante (consapevoli che il problema non risiede nel maestro, ma negli alunni), possiamo ricordare l’episodio in cui il governo rischiò il default nel 2011, con conseguente perdita di quasi il 20% sul mercato generale. Considerando la situazione macroeconomica globale incerta e la mancanza di un’effettiva volontà da parte dei partecipanti di trovare una soluzione a breve termine, unita all’assenza del supporto della Federal Reserve, lo S&P 500 nel frattempo si trovi solamente al 4% di distanza dai massimi delle ultime 52 settimane. Questi dati riflettono la delicatezza della situazione attuale e la necessità di affrontare con urgenza le questioni relative al tetto del debito pubblico. Nel frattempo, cresce l’ansia sul mercato dei buoni del Tesoro, con i titoli di prima istanza che ieri hanno brevemente superato il 6%. È particolarmente significativo il rendimento del T-bill a un anno emesso nel giugno 2022 e con scadenza il 15 giugno, che attualmente si attesta intorno al 6,2%. Questo dato evidenzia chiaramente le preoccupazioni e il livello di incertezza che circonda il dibattito sul tetto del debito pubblico e le possibili implicazioni sulle finanze governative. Gli investitori sembrano richiedere rendimenti più elevati per compensare il rischio associato a questa situazione.
Nonostante tutte le preoccupazioni, con il rapporto Rame/Oro su nuovi minimi delle ultime 52 settimane, i mercati sebbene ieri in flessione non sono crollati. Tutti sanno che alla fine verrà raggiunto un accordo e nessuno vuole essere colui che vende prematuramente prima del rally di sollievo. È come una sfida di astuzia in cui gli investitori cercano di essere strategici, evitando di compiere mosse affrettate che potrebbero risultare svantaggiose. Questa competizione implica che i partecipanti cercano di anticipare gli sviluppi e di non essere considerati imprudenti. Di conseguenza, aumenta il rischio che gli investitori adottino almeno qualche forma di protezione.
Ieri il mercato azionario ha sperimentato una flessione, che è stata influenzata anche da pubblicazioni macroeconomiche deboli. Durante la sessione statunitense, S&P e Nasdaq hanno chiuso al di sotto del -1%, mentre la maggior parte dei settori del mercato statunitense ha riportato perdite, ad eccezione del settore energetico. Quest’ultimo ha beneficiato dell’avvertimento da parte dell’Arabia Saudita agli speculatori di prestare attenzione prima della prossima riunione dell’OPEC+. La minaccia implicita di un possibile taglio della produzione da parte del cartello di Vienna ha portato il settore energetico ad essere l’unico segmento dell’S&P 500 a chiudere la giornata in territorio positivo. In generale, i settori ciclici hanno subito una diminuzione di circa un punto percentuale, mentre i settori difensivi (servizi pubblici, beni di prima necessità) e le banche regionali hanno ottenuto risultati migliori.
Nella giornata odierna, saranno pubblicati i dati dell’IFO che forniranno ulteriori informazioni sull’andamento della crescita economica in Germania. Questi dati contribuiranno a valutare lo slancio della crescita tedesca, considerando che i dati PMI diffusi ieri hanno evidenziato un’economia che si muove a ritmi diversi, con alcune aree che registrano una crescita più sostenuta rispetto ad altre. Inoltre, saranno resi noti i verbali del FOMC, che si concentreranno sulle turbolenze che interessano il settore bancario e sulle possibili implicazioni per le decisioni di politica monetaria. Sarà interessante osservare se verranno fornite indicazioni sulle prospettive future dei tassi d’interesse, alla luce degli sviluppi nel settore bancario. Gli operatori di mercato analizzeranno attentamente questi verbali in cerca di eventuali segnali sulle decisioni future della Federal Reserve.
Nel panorama aziendale, l’attenzione è rivolta a Netflix, che sta espandendo le misure di condivisione delle password negli Stati Uniti, e al settore alberghiero, in quanto Choice Hotels sta valutando l’acquisizione di Wyndham Hotel. Tuttavia, tutti gli occhi saranno puntati su Nvidia, che pubblicherà i risultati trimestrali e che attualmente è la società che ha registrato la migliore performance dell’S&P 500 quest’anno.
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