Debutto amaro, quello dei listini americani, in questo nuovo 2023. E pensare che proprio lo scorso anno, era il 3 gennaio 2022, lo S&P 500 registrava la sua ultima massima chiusura giornaliera (il suo ultimo nuovo massimo storico fu invece registrato il 4 gennaio 2022). Tutto questo nonostante una sessione europea tonica, la seconda consecutiva da inizio anno, sulla scia di una lettura sull’inflazione tedesca migliore delle attese.
Se l’inflazione era il tema tabù dello scorso anno, quello in grado di dettare i tempi e i movimenti del mondo obbligazionario e azionario, la seduta di ieri ha invece rimarcato le preoccupazioni sul tema rallentamento/recessione economica e del relativo impatto sugli utili aziendali. Non a caso l’inversione di Wall Street, dopo una partenza positiva, ha visto invertire la rotta sulla scia della lettura sul Pmi manifatturiero di dicembre, il cui dato ha fatto registrare il valore più basso da maggio 2020 a 46,2 punti, in peggioramento rispetto ai 47,7 punti di novembre.
Cali del mercato azionario che sono stati guidati dalle flessioni dei settori energetici, con il prezzo del greggio sceso sotto gli $80 al barile, e del settore tecnologico, con Apple protagonista. Proprio la società di Cupertino è stata ieri al centro delle preoccupazioni dopo che il Nikkei ha riportato che Apple avrebbe comunicato a diversi fornitori di produrre meno componenti per i suoi prodotti a causa dei problemi di domanda. Capitalizzazione di Apple, ovvero della prima società al mondo per capitalizzazione, che è ora scesa sotto i 2 trilioni di dollari, proprio quando lo scorso anno (era dicembre 2021) brindava l’ingresso al club dei 3 trilioni di dollari.
Protagonista in negativo, come da attese, anche per Tesla. La società ha infatti chiuso la seduta con un calo di oltre il -12% dopo aver riportato consegne di veicoli nel quarto trimestre inferiori alle aspettative. Con il titolo che da dicembre ha visto quasi dimezzata la propria capitalizzazione (-45%), con solamente 7 sedute positive su 21 (ovvero 1 su 3), non sono venute meno le note a suo supporto. Da Goldman Sachs che ha rimarcato il suo giudizio di acquisto, a Morgan Stanley fino ad arrivare ai nuovi acquisti sul titolo da parte di Ark.
Seduta negativa di Wall Street in contrasto con quella obbligazionaria, la quale ha potuto beneficiare dei cali dei rendimenti sui Treasury. Divergenza che potrebbe rappresentare un tema centrale in questo 2023, con il mercato obbligazionario che potrebbe fungere da anticipatore di un eventuale futuro rimbalzo azionario.
Seduta Europea decisamente più tonica, la quale chiude in deciso territorio positivo sostenuta da tutti i suoi settori, fatta eccezione per utilities ed energia. Rally di Santa Claus che arriva al traguardo con Milano in prima posizione tra le principali Piazze finanziarie, con un +2,34%, seguita da Parigi +1,83% e Francoforte +1,73%.
Con il Rally di Santa Claus in Italia che dal 2000 si è chiuso in territorio positivo il 70% delle volte (16 volte su 23) e ha segnato lo stesso segno della chiusura di fine anno 14 volte su 23 (61%) l’augurio per il nuovo anno si apre con un segnale positivo.
L’inflazione tedesca è ieri calata, per il secondo mese consecutivo, all’8,6% a dicembre (dal 10,0% di novembre). Lettura positiva ma in grado di modificare le aspettative da parte della BCE. Il supporto del governo sulle bollette energetiche è stato un importante fattore di decelerazione dell’inflazione energetica (24,4% dal 38,7% di novembre) così come il calo dei prezzi spot del TTF (-43% in un mese). Meno positiva la lettura sull’inflazione sui servizi, in crescita del 3,9%. Lettura che non dovrebbe far modificare le preoccupazioni della BCE sulle pressioni inflazionistiche con nuove pressioni energetiche che rischiano di tornare a gennaio/febbraio.
Oggi l’attenzione degli investitori tornerà principalmente negli Stati Uniti con la lettura sull’indice ISM manifatturiero, le aperture di nuovi posti di lavoro e soprattutto con le pubblicazioni dei verbali del FOMC della riunione di dicembre. Prima di allora in Europa, dopo i dati sull’inflazione della Germania di ieri, oggi sono stati pubblicati i dati analoghi della Francia, prima dell’atteso dato sull’area dell’euro di venerdì. Inflazione francese anch’essa in calo al 5,9% (dal precedente 6,2%).
Intanto le maggiori preoccupazioni sul fronte della recessione hanno spinto al ribasso il rapporto rame/oro, con i valori che hanno rotto al ribasso il canale rialzista nel quale scambiava da luglio.
Il rame, spesso utilizzato quale termometro dell’espansione economica vede nuove pressioni al ribasso, mentre l’oro ha ieri registrato un importante breakout rialzista con gap di rottura (non accompagnato da volumi) sulla sua resistenza, nonostante l’apprezzamento del dollaro americano.
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