Debolezza dei PMI e domanda di prestiti: il futuro dell’economia europea

Seduta di martedì caratterizzata dagli acquisti sui mercati azionari, con solamente il listino di Madrid a riportare una leggera flessione tra i principali listini occidentali. Evoluzione spagnola penalizzata dall’andamento del greggio e dal suo peso sul comparto finanziario, dopo che PSOE e Sumar hanno esteso l’accordo sulle tasse per le banche e società energetiche, nel quadro del loro accordo programmatico per formare un nuovo governo di coalizione progressista.  Evoluzione del comparto bancario europeo che ieri ha proseguito la sua correzione, con la sesta seduta consecutiva in rosso, (EXV1 iShares Stoxx 600 Banks) trascinato al ribasso oltre che dagli istituti spagnoli anche dalla contrazione di Barclays, poiché l’impennata dei tassi di interesse e le scarse prospettive sulla domanda di prestiti hanno costretto la banca a tagliare le linee guida per il secondo trimestre consecutivo mentre la sua banca di investimento ha mancato le stime. In controtendenza Unicredit che ha registrato un aumento annuo del 36% nell’utile del terzo trimestre e ha continuato a stupire gli investitori. Proprio l’istituto di Gae Aulenti è in cima alla classifica dei titoli bancari europei che hanno visto la più forte crescita delle loro quotazioni in borsa.

La combinazione di segnali deboli nei dati PMI e di un inasprimento più marcato degli standard creditizi del previsto da parte delle banche in Europa aggiunge pressione sulla Banca Centrale Europea (BCE) per un’azione più accomodante nella decisione di domani.

Secondo i dati di ottobre, i PMI dell’Eurozona sono risultati inferiori alle aspettative, sia per quanto riguarda i servizi che la manifattura, con un PMI composito che è sceso al livello più basso dall’ultimo trimestre del 2020. Ciò indica che l’economia europea sta continuando a raffreddarsi, un risultato parzialmente auspicato dalla BCE.  Tuttavia, la continua debolezza del settore manifatturiero potrebbe portare a un rallentamento troppo rapido, il che potrebbe non essere di conforto per la BCE.

L’indagine sulla domanda di prestiti bancari del terzo trimestre della BCE ha rivelato una diminuzione sostanziale nella richiesta di prestiti da parte delle imprese, superando le aspettative delle stesse banche. Inoltre, la domanda di prestiti da parte delle grandi imprese è scesa quasi ai livelli minimi registrati durante la crisi finanziaria globale del 2008. Dati che sembrano confermare la trasmissione della politica monetaria della BCE sull’economia europea.

Evoluzione che tuttavia non placa le preoccupazioni del numero uno dell’Eurotower. Christine Lagarde, nella sua dichiarazione di ieri ai vertici dell’UE, ha riconosciuto i progressi nella lotta contro l’inflazione, evidenziando come la stagnazione economica in Europa abbia contribuito a bilanciare i rischi legati ai prezzi. Tuttavia, ha anche espresso preoccupazioni riguardo al ritardo nell’approvazione di un accordo sulle regole fiscali dell’UE. La mancanza di chiare linee guida di bilancio per il prossimo anno potrebbe mettere maggiore pressione sulla Banca Centrale Europea, richiedendo un intervento più incisivo da parte della stessa.

 

 

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