Dalla Ripresa dei Mercati alla Rivoluzione di Starbucks: Le Ultime Novità Finanziarie

Il rimbalzo dei mercati azionari prosegue, con i principali indici del Vecchio Continente che hanno recuperato completamente le perdite legate al “lunedì nero” della settimana scorsa. Anche i mercati americani, epicentro delle preoccupazioni recenti, hanno quasi recuperato le perdite del 2 agosto.

Nonostante questa ripresa, le preoccupazioni non sono scomparse dai portafogli degli investitori. La chiusura record dell’oro di ieri e l’aumento degli acquisti nel mercato obbligazionario indicano che le coperture restano una priorità. L’oro, oltre a beneficiare dei timori geopolitici, ha trovato nuovi stimoli nell’abbassamento dei rendimenti reali. Con la recessione che ora supera l’inflazione come principale preoccupazione del mercato, il reddito fisso dimostra la sua efficacia come protezione contro le turbolenze azionarie. Ad agosto, gli investitori hanno allocato 8,9 miliardi di dollari nei fondi obbligazionari governativi e societari statunitensi, aggiungendo ai 57,4 miliardi di dollari di luglio, il valore mensile più alto da gennaio e il secondo più elevato da metà 2021, secondo i dati di EPFR.

Le azioni globali sono salite ieri grazie all’ottimismo suscitato dalla lettura del PPI (Indice dei Prezzi alla Produzione) inferiore alle attese. Questo dato ha contribuito a ridurre i rendimenti obbligazionari sia in Europa che negli Stati Uniti, permettendo ai titoli azionari, in particolare nei settori industriale e tecnologico, di guadagnare terreno. In Europa, titoli come Schneider, Siemens e SAP hanno registrato aumenti tra l’1% e il 2%, mentre Adyen e Nexi hanno guadagnato rispettivamente oltre il 3% e il 2,43%. Tuttavia, gli indicatori di sentiment economico per l’Eurozona e la Germania sono scesi più del previsto, limitando ulteriori guadagni. Inoltre, il gigante del lusso LVMH ha chiuso in rosso a causa del calo aggressivo dei nuovi prestiti in yuan in Cina, che ha accentuato i timori sul fatto che i consumatori cinesi non si riprenderanno presto, nonostante i tagli ai tassi della PBoC.

Negli Stati Uniti, i rendimenti obbligazionari sono scesi e i titoli azionari hanno guadagnato terreno, con il Nasdaq, sostenuto dal settore tecnologico, in testa. I mercati hanno interpretato il dato PPI inferiore alle attese come un segnale accomodante in vista del dato CPI di oggi. I prezzi di mercato per la prossima riunione del FOMC di settembre hanno mostrato una leggera inclinazione verso un taglio dei tassi di 50 punti base rispetto ai 25 punti base precedentemente attesi. Tuttavia, i prezzi sono stati molto volatili a causa delle recenti preoccupazioni per una possibile recessione.

L’inflazione dell’indice dei prezzi alla produzione (PPI) di luglio è stata inferiore alle attese, con un incremento dello 0,1% rispetto alle aspettative di un aumento dello 0,2%. Anche il PPI core, che esclude cibo ed energia, è stato inferiore alle previsioni, registrando una variazione nulla. Questa lettura si aggiunge a una serie di dati inflazionistici inferiori alle attese negli ultimi mesi, rafforzando l’ipotesi di un possibile taglio dei tassi da parte della Fed a settembre. I mercati dei futures prevedono ora una probabilità di circa il 55% per un taglio di 50 punti base e un totale di 100 punti base di tagli entro la fine dell’anno. La lettura dell’IPC (Indice dei Prezzi al Consumo) di luglio sarà importate, con le aspettative di un aumento del 3% su base annua e del 3,2% per l’IPC core. La Federal Reserve Bank di Cleveland prevede un incremento annuale dell’inflazione principale del 3%, lo stesso visto nel debole rapporto di giugno. Su base mensile, l’inflazione di luglio è attesa in aumento dello 0,2%, rispetto al calo dello 0,1% di giugno.

Il rapporto IPC influenzerà sicuramente le decisioni della Fed, anche se l’indicatore preferito dalla banca centrale è il Personal Consumption Expenditures Price Index, i cui dati saranno pubblicati il 30 agosto. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha ripetuto che il Federal Open Market Committee (FOMC) continuerà a basarsi sui dati per decidere sui tassi d’interesse. Pertanto, i mercati rimangono altamente sensibili alle variazioni dei prezzi.

Le azioni di Starbucks sono balzate del 24,5% ieri, segnando la loro migliore seduta giornaliera di sempre, dopo l’annuncio che Laxman Narasimhan ha lasciato l’incarico di CEO con effetto immediato e sarà sostituito da Brian Niccol, CEO di Chipotle Mexican Grill, il 9 settembre. Rachel Ruggeri, direttore finanziario di Starbucks, ricoprirà il ruolo di CEO ad interim fino all’arrivo di Niccol. Notizia che ha consentito alla società di Starbucks di aggiugnere 21,4 miliardi di dollari in capitalizzazione, mentre quelle di Chipotle ne hanno perso 5,7 miliardi di dollari.

L’ottimismo sembra comunque giustificato. Le azioni di Chipotle sono salite del 773% da quando Niccol ha assunto la carica di CEO il 5 marzo 2018 fino alla chiusura di lunedì. Le azioni di Starbucks sono salite solo del 35% nello stesso periodo, mentre l’S&P 500 ha guadagnato il 99%. Chipotle ha dimostrato resilienza quest’anno, con un aumento delle vendite comparabili dell’11% nell’ultimo trimestre, rispetto ai cali dei concorrenti del fast food come McDonald’s e KFC. Starbucks, di contro, specializzata in bevande, ha affrontato sfide significative, inclusi boicottaggi per la sua posizione sul conflitto in Israele e politiche sindacali. Inoltre, ha registrato due trimestri consecutivi di calo delle vendite comparabili (la prima volta dal 2020) e le sue azioni erano scese del 20% quest’anno prima del cambio al vertice. Il consiglio di amministrazione ha dovuto affrontare pressioni da parte degli investitori attivisti Elliott Investment Management e Starboard Value, e l’ex CEO Howard Schultz si è lamentato pubblicamente e privatamente dell’azienda.

L’improvvisa partenza di Narasimhan si inserisce nel numero record di licenziamenti di CEO nelle aziende statunitensi. Dei 191 amministratori delegati che hanno lasciato le aziende nel Russell 3000 Index quest’anno, 74 sono stati considerati licenziati o costretti ad andarsene, secondo i dati di exechange.com. Questo rappresenta il numero più alto per questo periodo dell’anno dal 2017.

La giornata odierna inizia con la Reserve Bank of New Zealand che ha annunciato un taglio del tasso di liquidità di 25 punti base, portandolo al 5,25%. Questo è il primo intervento di riduzione del tasso da parte della banca. Sebbene i prezzi di mercato si aspettassero un taglio, il consenso tra gli analisti era più diviso, con alcuni che prevedevano una conferma del tasso invariato. Di conseguenza, il dollaro neozelandese ha subito un ribasso di circa l’1% rispetto al dollaro USA (NZD/USD), scendendo a 0,602. Da inizio anno, il NZD ha registrato deprezzamenti rispetto a tutte le principali valute, ad eccezione della corona norvegese.

In Giappone, il primo ministro Fumio Kishida ha annunciato la sua decisione di dimettersi e di non candidarsi alla rielezione come presidente del Partito Liberal Democratico (LDP) a settembre. Poiché l’LDP è il principale partito della coalizione di governo, il prossimo leader del partito è atteso a diventare il nuovo Primo Ministro del Paese.