Covid, elezioni in Francia e delusione al Bitcoin 2022

Seduta volatile, quella di giovedì, sui principali listini europei e americani.

In una giornata caratterizzata dall’approvazioni su nuove sanzioni nei confronti della Russia, dalle rilevazioni dei verbali BCE (dove è stato coniato il nuovo termine slowflation) e dai nuovi discorsi dei membri della Fed, l’Europa azzera i guadagni registrati nella giornata, chiudendo perfino al ribasso al fotofinish. L’America, all’opposto, riesce ad invertire la tendenza, iniziando la seduta al ribasso ma chiudendola in leggero profitto – in grado, pertanto, di interrompere la scia delle ultime due sedute di correzione.

Settore difensivo che continua a restare il preferito sui mercati, con gli investitori avversi al mercato obbligazionario (classico in un periodo inflazionistico) e al contempo preoccupati sulle prospettive economiche per comprare titoli ciclici.

La Cina continua invece a spaventare i mercati. I nuovi casi registrano un nuovo massimo storico, con oltre 25.594 annotati il 7 aprile, mentre l’estensione (sine die) delle restrizioni applicate a Shanghai, le quali dovevano terminare martedì, hanno aumento la disperazione locale – situazione assai rara da vedere in pubblico in Cina. Condizione che, se dovesse continuare, potrebbe colpire ulteriormente l’economia di Pechino, con le letture PMI di marzo già sotto lo spartiacque dei 50 punti. 

Giornata di domenica all’insegna dell’elezioni in Francia. Elezioni che hanno già iniziato ad evidenziare le prime ripercussioni sul mercato obbligazionario, con lo spread tra il decennale di Parigi e di Berlino in netta recente crescita. Ad innescare il rally i recenti sondaggi i quali hanno mostrato uno scarto sempre più stretto tra il presidente Macron e la candidata di estrema destra Marine Le Pen. La vittoria di Macron potrebbe essere la più desiderata dai mercati, offrendo un segnale di continuità, soprattutto alla luce degli ottimi risultati economici ottenuti nel suo mandato. Tuttavia, ciò non vuol dire che una vincita della La Pen significherebbe il crollo dei mercati, pensiamo infatti all’inaspettata vittoria nell’elezione americana del 2017 di Donald Trump. I mercati seguono spesso altre logiche e sono maggiormente in grado di adattarsi alle nuove “sfide”.

Le promesse elettorali di Macron in campo economico vedono forti investimenti – circa 30 miliardi di euro – nei settori del “futuro”: aerospaziale, biotech, semiconduttori, reattori nucleari di terza e quarta generazione, sviluppo di “unicorni” e aziende digitali. 

Il piano economico di Marine Le Pen vede invece la fine dei progetti eolici e al contempo il rilancio del nucleare, idroelettrico e idrogeno. Un piano di aumento salariale del 10% e, nel comparto sanitario, investimenti nella biomedicina e sul “rimpatrio” della produzione di farmaci in Francia. Infine, quale difensore degli agricoltori francesi rivolge la promessa di porre fine ai “margini eccessivi” della grande distribuzione.

Settore quindi delle utilities, che puntano soprattutto sul nucleare, che trova nei due candidati grandi opportunità, così come l’edilizia, con le promesse di grandi investimenti (esempio le stesse costruzioni di centrali nucleari).  Gli aumenti salariali promossi dalla candidata La Pen potrebbero invece rischiare di penalizzare i settori a maggior impiego di personale, quale la grande distribuzione, l’automobilistico e l’industriale.

Il settore della difesa (vedi Dassault Aviation, Airbus e Thales), in notevole rialzo dall’invasione della Russia, potrebbe ricevere una battuta d’arresto in caso di vittoria della Le Pen, con le sue dichiarazioni di fine del sostegno della Francia al comando militare della NATO.

Nel settore del lusso, il quale ha rappresentato il principale catalizzatore della crescita del CAC 40 dalla vittoria di Macron del 2017, spera probabilmente nella riconferma di Macron, visto i suoi tagli alle tasse dei ricchi.

Bitcoin 2022 che non ha offerto le aspettative ambite, con Strike che al posto di riportare l’attesa integrazione con Apple Pay riporta invece la partnership con Shopify. Un deciso passa avanti ma che ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Sapore che viene inoltre inasprito dall’aumento della concentrazione dell’hashrate di Bitcoin. Attualmente, stando ai dati di Cambridge Bitcoin electricity consumption index, il 44,95% dell’hasrath sarebbe in mano a miner nordamericani. Constatando i massicci aumenti di hash rate previsti tra i miner quotati in borsa (attualmente 26) questo dato sarebbe destinato ad aumentare, il che significa che la rete Bitcoin potrebbe diventare gradualmente più centralizzata nel tempo.