Giornata di martedì importante per i flussi di notizie pervenute sui mercati, in relazione alla tesa situazione ucraina.
Piazze finanziarie europee che hanno iniziato la seduta in territorio negativo, sulla scia dei timori di sanzione energetiche verso la Russia e di possibili ritorsioni di Mosca. Ad inizio giornata, tuttavia, le tensioni di tali sanzioni europee si sono già allentate e gli indici hanno virato in forte territorio positivo, con Milano maglia rosa.
A guidare i rialzi sui mercati europei il settore bancario, con Société Générale +5.72% e Unicredit +6.17%, le principali banche colpite dalla crisi russa. Proprio Unicredit da inizio anno vede cedere il 34%, dopo aver fatto registrare un +15% fino al 10 febbraio 2022, ovvero una correzione del -40% dal mese scorso. La banca di Piazza Gae Aulenti ha oggi riportato come la cancellazione completa delle sue attività russe, compresa l’esposizione transfrontaliera, costerebbe circa 7,4 miliardi di euro (8,1 miliardi di dollari), lasciando i suoi piani di riacquisto di azioni proprie in bilico.
I mercati oltreoceano invece sono stati scossi dalla notizia del divieto di importazioni di combustibili fossili russi e di investimenti nel settore energetico di Mosca. L’impatto della sanzione, firmata da Biden, è limitato ma altamente simbolico. Il petrolio russo ha rappresentato lo scorso anno il 3% delle importazioni di petrolio degli Stati Uniti, quindi un valore assai limitato, rispetto all’Europa che importa circa il 60% dell’esportazione di greggio russo, stando agli ultimi dati di novembre.
Chiuso il rubinetto russo negli Stati Uniti l’amministrazione Biden ha annunciato un coordinamento per un rilascio collettivo di 60 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche, metà delle quali americane. Tenuto in considerazione come, stando ai dati IEA, la Russia esporta circa 5 milioni di barili al giorno ciò equivarrebbe a solamente 12 giorni di quiete, una goccia nell’oceano.
Washington che nel frattempo cerca di spronare i suoi alleati in Medio Oriente ad aumentare la produzione. Tuttavia, per il momento, la risposta è ancora negativa. Anche qui lo scacchiere politico diventa importante, con gli Emirati Arabi Uniti che nell’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno votato contro sanzioni verso la Russia, cambiando la propria precedente posizione di astensione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un nuovo problema per Biden, che rischia di perdere un importante alleato, dopo gli sforzi dell’amministrazione Trump di avvicinare Dubai a Washington. Con i negoziati iraniani ancora a rilento l’America spinge ora su Caracas. Funzionari statunitensi hanno chiesto al Venezuela di fornire almeno una parte delle esportazioni di petrolio agli Stati Uniti nell’ambito di qualsiasi accordo per allentare le sanzioni commerciali di petrolio.
Anche Londra segue la decisione di Biden vietando il greggio russo. In una mossa congiunta, il Regno Unito ha anche annunciato che eliminerà gradualmente l’uso del petrolio russo entro la fine del 2022.
La risposta di Mosca per il momento è ancora non ben definita. Lunedì, la Russia ha ammonito che potrebbe tagliare le forniture di gas naturale all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1. Putin inoltre ha già firmato un ordine per limitare il commercio di alcuni beni e materie prime, ma è stato vago sulle misure effettive.
Ad ogni modo ieri sessione nuovamente volatile proprio per il mercato delle materie prima, le nuove criptovalute per i trader amanti della volatilità. Il London Metal Exchange (LME) ha sospeso il trading sul nichel martedì, dopo che il prezzo è salito ad un record di 101.365 dollari per tonnellata, più che raddoppiando nel giro di poche ore. Il precedente massimo storico era di 51.800 dollari per tonnellata raggiunto nel 2007. Il nichel è uno dei metalli fondamentali dell’economia globale. Un input chiave nella produzione di acciaio inossidabile e sempre più utilizzato nelle batterie delle auto elettriche e insieme al litio e al cobalto.
L’interruzione del mercato del nichel segue la volatilità di altre materie prime da quando la Russia ha invaso l’Ucraina.
Correzione ieri sul mercato del grano, dopo il rally che visto rincari del +49% nell’ultimo mese. Ad allentare le tensioni la decisione dell’India di esportare circa 500.000 tonnellate di grano negli ultimi giorni.
Continua l’abbandono dal mercato russo da parte di molte aziende occidentali. Ieri anche McDonald’s, PepsiCo, Coca-Cola, Starbucks e Universal Music Group hanno deciso di fermare la propria attività sul territorio di Mosca. La fine di un simbolo, soprattutto quello di McDonald’s con la celebre location nella piazza Pushkin, nel centro di Mosca, che nel 1990 era diventata un emblema del fiorente capitalismo americano dopo la caduta dell’Unione Sovietica e che ora vede chiudere (a tempo indefinito) le sue saracinesche.
Tutto questo mentre Fitch ha avvertito ieri sera che un default dei bond russi è “imminente”, riferendosi specificamente alla decisione di pagare i detentori obbligazioni in valuta estera in rubli.
Sessione odierna in correzione, ma soprattutto estremamente volatile, per i listini cinesi. A preoccupare gli investitori i timori di sanzioni contro le aziende cinesi con legami con la Russia, l’aumento dei casi di coronavirus e prezzi alla produzione superiori alle attese.
AGENDA MACROECONOMICA: L’attenzione odierna rimane sul fronte russo e su eventuali nuovi segnali del potenziale embargo energetico dall’Europa.
Inflazione al consumo che in Cina ha registrato oggi un incremento a febbraio del +0.6%, mentendo comunque la crescita su base annua invariata al +0.9%
I dati settimanali sull’inventario petrolifero statunitense del DOE potrebbero oggi attirare l’attenzione più del solito.
Trimestrali: tra le principali pubblicazioni attese per la giornata si evidenziano:
- USA: United Natural Foods e Crowdstrike
- EUROPA: Deutsche Post, Prudential, Adidas, Geberit, Legal & General Group, Continental, Vivendi, Brenntag e Salvatore Ferragamo
CRIPTOVALUTE: deciso rialzo sul mercato delle criptovalute con Bitcoin che nelle ultime 24 ore fa registrare un +7.82%. L’intera capitalizzazione ha visto un incremento del 6.31% portandosi ora a oltre $1.85 trilioni.
Gaffe da parte del personale del segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, che in una dichiarazione pubblica sul sito del ministero ha condiviso le prime informazioni sui dettagli dell’ordine esecutivo. Commento che erroneamente, e quindi subito dopo cancellato (ma che è stato salvato nel web link), ha anticipato l’ordine esecutivo il quale ancora non è stato ratificato dal presidente Biden. Nel testo pubblicato vengono ad essere evidenziati come il disegno di legge potrebbe “comportare vantaggi sostanziali per la nazione, i consumatori e le imprese”.
Intanto la Thailandia starebbe valutando di allentare gli oneri fiscali per gli investitori di criptovalute. Dopo aver eliminato, all’inizio di quest’anno, i piani di ritenuta d’acconto del 15% sulle transazioni in criptovaluta ora il gabinetto ha approvato nuove misure di sgravio, inclusa l’esenzione dell’IVA del 7% sulle operazioni in criptovalute. Ricordiamoci come il progetto CBDC della Bank of Thailand entrerà in fase pilota entro la fine dell’anno.
VanEck non vuole perdere il trend e ha deciso di lanciare oggi il proprio l’ETF sul mining di criptovalute. L’ETF investirà almeno l’80% del suo patrimonio totale in titoli di criptovalute che generano o hanno il potenziale per guadagnare almeno il 50% delle loro entrate da attività minerarie o tecnologie correlate.
Qualcosa di simile (non uguale) dove eToro si era già mossa con il suo BitcoinWorldWide, creato a marzo del 2021. Infatti, molte delle aziende presenti nell’ETF sono incluse nello Smart Portfolio di eToro.
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