Cina protagonista

Ripartono i mercati dopo la pausa natalizia, con il loro secondo giorno del rally di Santa Claus. Dopo la seduta al rialzo di venerdì i mercati dovrebbero restare in umore ancora positivo, sostenuti prevalentemente dalle notizie cinesi.

Cina che opta, dopo le recenti passate aperture, per una decisa inversione a U nella sua politica Zero-Covid. A partire dall’8 gennaio verrà meno l’obbligo di quarantena per i turisti in entrata, rimuovendo di fatto l’isolamento economico che vede in sostanza chiuse le sue frontiere. Decisione intrapresa nonostante l’ondata record di nuovi casi, con la stessa National Health Commission (NHC) a cambiare completamento accento, affermando come oltre il 90% dei casi siano “lievi o asintomatici”. Listini cinesi che assistendo a sostanziali decisi cambiamenti politici e sostenuti dalla propria banca centrale possono continuare a brindare. Oggi la People’s Bank of China (PBoC) ha iniettato nuova liquidità nel sistema bancario per un importo di circa 206 miliardi di CNY, dati che fanno seguito a quelli della scorsa settimana di 704 miliardi di CNY (la più grande iniezione settimanale dalla fine di ottobre).

Ripartenza della domanda cinese e tempeste negli Stati Uniti spingono al rialzo le quotazioni del greggio, riportando i prezzi a scambiare sopra gli $80 al barile. Tempeste di freddo negli Stati Uniti che negli ultimi giorni hanno visto fermare più di un terzo della capacità di raffinazione del Golfo del Texas. Se a questo si aggiunge inoltre la risposta russa alle sanzioni occidentali, con Mosca attesa ridurre la produzione di un 5-7%, le pressioni sull’inflazione non rappresentano un buon biglietto da visita per il 2023, soprattutto con le riserve strategiche di petrolio ormai al limite.

Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, in un tweet, riporta le sue previsioni per il 2023 preannunciando tra i vari punti (ne riporta 10) prezzi del greggio a $150 al barile. Tralasciando commenti sui restanti punti, più politici che economici, affinché il greggio possa raggiungere i 150 dollari al barile è necessaria un’interruzione dell’offerta su larga scala o almeno una minaccia percepita come tale. Situazione che allo stato attuale non risulta presente.

Sì esacerba invece il rischio geopolitico. Oltre al fronte ucraino/russo, si infiamma nuovamente quello tra Serbia e Kosovo, con le forze armate serbe al “massimo livello di allerta”, l’ultima volta risale allo scorso novembre. Anche la Cina è attesa tenere nuove esercitazioni militari vicino Taiwan.

Giornata odierna priva di importanti pubblicazioni macroeconomiche in Europa, con solamente le letture sul mercato del lavoro francese attese nella mattinata. Nel pomeriggio gli Stati Uniti sono attesi rilasciare i dati sulle scorte retail e all’ingrosso, così come i dati sul mercato immobiliare e dell’indice manifatturiero della Fed di Dallas.

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