Il mercato non crede più alla Fed ma bensì solo ai dati. Questo è quanto si sta osservando sui mercati finanziari da venerdì scorso. I dati sul mondo del lavoro, più forti del previsto, sembrano aver rimescolato le carte in tavola, con gli investitori che rivedono al rialzo le aspettative sui tassi della Fed, benché lo stesso istituto non abbia mai smentito, ma anzi messo nero su bianco nelle ultime previsioni, un tasso atteso superiore al 5%. Risultato, i futures sui Federal funds con scadenza a luglio che superano il 5% di rendimento, scambiando attualmente al 5,1%.
Ma soprattutto aspettative per un tasso americano nel range 5,0-5,25% che a settembre vede aumentare le sue possibilità, passando da un 19,9% della scorsa settimana all’attuale 46,5%.
Anche i commenti di ieri da parte di Raphael Bostic, della Federal Reserve di Atlanta, hanno confermato come la Fed potrebbe essere costretta a lavorare ancora un po’ dopo il forte rapporto sul mercato del lavoro statunitense di venerdì. Bostic ha ribadito la sua visione di un picco del tasso del 5,1%, ma ha aggiunto il rischio di un ulteriore aumento e di un mantenimento del livello fino al 2024.
Situazione che preme al rialzo sui rendimenti dei Treasury, con quelli a 2 anni, più sensibili alle politiche monetarie, passati dai 4.108 di apertura di venerdì ai massimi di ieri in area 4.493.
Situazione che quindi preme al ribasso sui titoli maggiormente sensibili alla crescita e su quelli ciclici, i quali hanno rappresentato il motore di quest’ultimo rally. A questo si aggiungono inoltre le preoccupazioni sull’escalation delle tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, dopo che gli Stati Uniti hanno abbattuto un presunto pallone spia cinese nel fine settimana, così come l’evoluzione delle ultime pubblicazioni delle trimestrali, le quali ieri non hanno assistito gli investitori. Tyson Foods, in particolare, è scesa di oltre il -5% dopo aver riportato vendite inferiori alle attese nel primo trimestre. In generale, i settori difensivi come i beni di consumo e i servizi di pubblica utilità hanno ieri registrato la migliore tenuta, mentre le small-cap e i titoli growth sono rimasti indietro, in linea con un tono più “risk off” di inizio settimana.
Seduta di correzione anche in Europa, con Piazza Affari in controtendenza, dove oltre alle preoccupazioni americane si sono aggiunte le deboli pubblicazioni sulle vendite al dettaglio per il mese di dicembre, dopo il temporaneo rimbalzo di novembre. Il calo del -2,7% m/m è stato piuttosto ampio in tutte le categorie, segnale che il forte rallentamento dei consumi privati (guidate dalle pressioni al ribasso sui redditi reali) sia stato una caratteristica comune a tutti i Paesi dell’area dell’euro durante il quarto trimestre.
In Australia, intanto, nella notte la banca centrale australiana (RBA) ha alzato di 25 punti base il proprio tasso ufficiale, portandolo al 3,35%, come da aspettative di mercato. Economia australiana che viene ad essere descritta dall’istituto centrale come in decisa crescita nello scorso anno e che ulteriori rialzi sono attesi nei prossimi mesi. In Giappone, invece i giornali riportano la possibilità che il vicegovernatore della Banca del Giappone Masayoshi Amamiya possa succedere a Haruhiko Kuroda come governatore della banca centrale. Amamiya è considerata dai mercati più accomodante rispetto ad altri contendenti, situazione che quindi fa meno credere su possibili cambi di direzione da parte della BoJ.
Giornata odierna che vedrà l’attenzione prevalentemente essere focalizzata sull’intervento di Jerome Powell all’ Economic Club of Washington, dove potrebbe aver modo di correggere qualsiasi “errore” possa aver ritenuto aver commesso durante la conferenza stampa della scorsa settimana.
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