Buone notizie, maggiori preoccupazioni?

Nuova settimana che riparte da dove l’aveva lasciata venerdì, ovvero sulla scia delle preoccupazioni per un’economia americana ancora “troppo” sana. Sebbene risulti essere controintuitivo il fatto che il mercato cada per buone notizie o che salga per cattive, il processo risulta tuttavia essere un fenomeno tipico di come il mercato si comporta quale meccanismo di sconto delle aspettative.

Se venerdì a spaventare i mercati era stato un mercato del lavoro ancora resiliente, ieri il dato positivo che ha scosso i mercati è stata la lettura brillante dell’ISM sull’attività economica nel settore dei servizi. Pubblicazione che ha evidenziato un’inattesa crescita a 56,5 rispetto a previsioni poste a 53,3. Ma non è tutto. L’attività delle imprese è aumentata più rapidamente (64,7 contro 55,7) e l’occupazione è rimbalzata (51,5 contro 49,1), spinta dal nuovo periodo fiscale e dalla stagione delle vacanze. Inoltre, la pressione sui prezzi si è attenuata (70 vs 70,7), le scorte si sono ridotte (47,9 vs 47,2) e le consegne dei fornitori hanno continuato a rallentare (53,8 vs 56,2), con un aumento della capacità e tempi di consegna più brevi che hanno contribuito a migliorare le prestazioni della catena di approvvigionamento e della logistica. Lettura che lascia poco spazio a segnali di pessimismo e a cui i mercati hanno reagito ritornando a guardare sulle prossime decisioni della Federal Reserve.

Mentre il settore industriale (linea nera) si trova in una zona di recessione, il settore dei servizi (blu), più grande e più importante, non segue più la narrativa della recessione, virando perfino al rialzo.

Lettura ISM che ha generato un altro panico in borsa, con lo S&P in calo dell’1,79% e con tutti i settori in ribasso, trascinato per lo più dai consumi discrezionali (soprattutto Tesla), dall’energia e dai titoli finanziari. Il calo di Tesla è tuttavia da ricercare nel rapporto di Bloomberg che riferisce come la società di Elon Musk preveda il taglio della produzione di veicoli nella sua fabbrica di Shanghai, con possibile riduzione della produzione di circa il -20%.  Non sono state sufficienti a sostenere i listini le crescite delle azioni cinesi, con la Cina ha visto accelerare l’allentamento delle restrizioni Covid dopo che Shanghai, Shenzhen e Guangzhou hanno eliminato i requisiti dei test Covid per entrare nella maggior parte dei luoghi pubblici, ad eccezione di alcuni luoghi come ristoranti, bar e case di cura.

Risposta dei mercati che, oltre ad assistere ad un calo sul fronte azionario, ha visto la diminuzione dei prezzi dei titoli di stato statunitensi, con il rendimento del Treasury a due anni salito di 0,12 punti percentuali al 4,40%. Il rendimento della nota di riferimento a 10 anni ha aggiunto 0,1 punti percentuali al 3,6%. Crescita anche sul dollaro statunitense, in grado di interrompere la serie di tre sedute consecutive in calo, ritornando a scambiare sopra i $105.

In Europa, lo Stoxx 600 europeo è rimasto in territorio negativo per tutta la giornata, chiudendo di un lieve 0,4%. A genere preoccupazione l’uscita sulle vendite al dettaglio, in calo dell’1,8%, annotando il maggiore calo mensile dell’anno. Preoccupazione sul rischio di recessione e dell’effetto inflazione che mostrano gli effetti sui consumatori.

Intanto sul Dax si registra un nuovo cambiamento con Porsche che usurpa il posto a Puma. A soli due mesi dal suo debutto in Borsa il titolo automobilistico sostituirà il 19 dicembre Puma. Le azioni di Porsche hanno guadagnato circa il 28% dal loro debutto mentre il titolo Puma, nello stesso periodo, registra un calo del quasi 6%. Porsche ha perfino rapidamente superato la sua ex casa madre Volkswagen come casa automobilistica più preziosa d’Europa, grazie ad una capitalizzazione di circa $101,4 mld, posizionando in terza posizione su scala globale, alle spalle di Tesla ($567,6 mld) e Toyota ($195,37 mld).

Intanto la sessione asiatica ha assistito al rialzo di 25 pb, come da attese, da parte della banca centrale australiana.  La RBA continua ad aspettarsi in modo aggressivo ulteriori rialzi dei tassi il prossimo anno, ma non ha specificato il ritmo o la tempistica esatti. Mentre lo yen ha invertito i guadagni dopo che la Banca del Giappone ha ribadito la sua strategia verso una politica accomodante.

Appuntamenti odierni: Nella giornata, la Germania ha da poco pubblicato gli ordini di fabbrica per ottobre dove, dopo due mesi consecutivi di forte contrazione, il dato è tornato in espansione. Cresce la domanda estera, in aumento del 2,5%, mentre quella interna è diminuita dell’1,9%. Lettura che lascia ben sperare per una recessione più lieve dell’area.

Nella giornata sono attesi in Europa, così come per diversi stati membri (tra cui l’Italia), i PMI nel settore edilizio, i quali viaggiano tutti già in territorio di recessione. Oltreoceano saranno pubblicati i dati sulla bilancia commerciale statunitense, così come le scorte API di petrolio.

 

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