La giornata di ieri ha offerto uno spaccato vivido dell’eterogeneità dei mercati globali. Sul fronte societario, il settore corporate ha vissuto momenti di forte contrasto: da un lato, la nomina del nuovo CEO per Campari, che cerca di riorganizzarsi in un anno segnato da una performance negativa senza precedenti (-39,97% da inizio anno), dall’altro la tragica scomparsa del CEO della divisione assicurativa di HealthCareUnited, evento che ha scosso profondamente il settore.
Passando agli indici di mercato, lo S&P 500 ha segnato ieri il suo 56° nuovo massimo storico dell’anno, evidenziando una resilienza notevole ma soprattutto scambiando oltre 680 punti al di sopra del target più ottimistico degli analisti di Wall Street e superando del 25% l’obiettivo medio. In Europa invece l’indice francese CAC 40 continua a registrare una performance negativa da inizio anno. A Parigi, la caduta del governo Barnier, con 331 voti favorevoli alla sfiducia, ha rappresentato un evento chiave, anche se ampiamente previsto, che aggrava l’incertezza politica ed economica del paese.
Sul fronte industriale, il rimbalzo di Stellantis si staglia in netto contrasto con le difficoltà di Mitsubishi e General Motors. Quest’ultima ha annunciato un impatto previsto di oltre 5 miliardi di dollari legato alla ristrutturazione in Cina, che comprende anche la chiusura di impianti produttivi, evidenziando un mercato ancora scosso dalla transizione verso i veicoli elettrici e dalle sfide cinesi. Intanto, nel settore energetico, l’attenzione si concentra sulla decisione odierna dell’OPEC riguardo al petrolio, con possibili ricadute significative per l’intera filiera. Sul fronte della politica monetaria, i discorsi della BCE e della FED continuano a definire i contorni del panorama macroeconomico, mentre le nuove previsioni economiche dell’OCSE riflettono le persistenti incertezze a livello globale, sebbene a livello globale di continua crescita.
Eppure, a catturare davvero l’attenzione degli investitori non sono state le dinamiche tradizionali dei mercati, ma una realtà virtuale. Bitcoin ha superato per la prima volta la soglia dei 100.000 dollari, portando la capitalizzazione complessiva a 2.000 miliardi di dollari. Per contestualizzare, la capitalizzazione del Bitcoin ora equivale a 2,3 volte l’intero FTSE MIB.
Questo risultato straordinario si inserisce nel dibattito tra “vecchio e nuovo” nel panorama finanziario. Mentre il Dow Jones, con i suoi 128 anni di storia, ha chiuso sopra i 45.000 punti per la prima volta, non ha ottenuto la stessa attenzione mediatica del Bitcoin. Il confronto tra Bitcoin e valute tradizionali alimenta discussioni polarizzanti: da un lato, si evocano paragoni con bolle storiche come quella dei tulipani; dall’altro, si teme che il Bitcoin possa minacciare le valute sovrane. Questo timore ha spinto molte banche centrali ad accelerare lo sviluppo delle CBDC.
Un punto interessante prima di proseguire è il concetto di schema Ponzi. Bitcoin è uno schema Ponzi? Per affrontare questa domanda, è utile chiarire cosa sia uno schema Ponzi, una truffa che prende il nome da Charles Ponzi, il quale, negli anni ’20, prometteva rendimenti straordinari pagando i vecchi investitori con i fondi raccolti dai nuovi. Le caratteristiche principali di uno schema Ponzi includono:
- Promessa di rendimenti elevati con poco rischio.
- Rendimenti costanti indipendentemente dal mercato.
- Mancanza di attività commerciali legittime.
- Segretezza nelle strategie.
- Dipendenza dal continuo reclutamento di nuovi investitori.
A prima vista, alcuni potrebbero paragonare il Bitcoin a uno schema Ponzi per via della sua volatilità e del ruolo chiave della domanda per sostenerne il valore. Ma una disamina più approfondita rivela differenze cruciali.
- Volatilità e rischio ben noti: Contrariamente agli schemi Ponzi, il Bitcoin non nasconde i rischi. La sua volatilità è evidente, e gli investitori sono continuamente messi in guardia sui pericoli di possibili crolli, come quello da 20.000 a 4.000 dollari tra il 2017 e il 2018.
- Assenza di garanzie sui rendimenti: Gli schemi Ponzi promettono rendimenti costanti, mentre il Bitcoin fluttua in base alla domanda, alle normative e ad altri fattori. Non offre alcuna garanzia.
- Operazioni trasparenti: Il Bitcoin opera su una blockchain open source, una rete decentralizzata che garantisce trasparenza. Questo contrasta con la segretezza che caratterizza gli schemi Ponzi.
- Non c’è un’autorità centrale che distribuisce i rendimenti: Negli schemi Ponzi, i rendimenti dei vecchi investitori provengono direttamente dai nuovi. Il Bitcoin, invece, è una rete peer-to-peer senza un’entità centrale che gestisce i fondi.
Nonostante le differenze, il Bitcoin non è privo di critiche. Alcuni lo definiscono una bolla speculativa, paragonandolo alla mania dei tulipani del XVII secolo. Altri, come Warren Buffett, sostengono che manchi di valore intrinseco. Tuttavia, il Bitcoin trae valore da:
- Scarsità: L’offerta è limitata a 21 milioni di unità.
- Utilità: Consente transazioni globali senza intermediari.
- Adozione crescente: Grandi aziende e piattaforme finanziarie (Tesla, PayPal, Visa) stanno integrando il Bitcoin nei loro servizi.
Nel corso degli anni, il Bitcoin è passato da una curiosità quasi priva di valore a uno degli asset più preziosi al mondo, diventando un investimento interessante per i gestori patrimoniali di prestigio. Con la proliferazione degli ETF su Bitcoin quest’anno, anche Wall Street ha abbracciato questa tendenza. L’iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock ha superato i 50 miliardi di dollari in asset gestiti, raggiungendo questo traguardo in soli 228 giorni, più di cinque volte più velocemente di qualsiasi altro ETF nella storia. Per confronto, il precedente detentore del record, l’iShares Core MSCI EAFE ETF (IEFA) di BlackRock, ha impiegato 1.329 giorni per raggiungere la stessa soglia, secondo Eric Balchunas, analista senior di ETF presso Bloomberg.
Il Bitcoin ha tratto notevoli benefici dalla vittoria di Donald Trump, tanto che il 6 novembre l’iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock ha superato in asset under management (AUM) l’iShares Gold Trust (IAU), il principale ETF sull’oro fisico. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ieri dichiarato che il Bitcoin non rappresenta un concorrente per il dollaro, ma piuttosto per l’oro, definendolo “oro digitale”. Ha inoltre sottolineato che il Bitcoin è utilizzato come bene speculativo e che la sua elevata volatilità lo rende inadatto come riserva di valore. Queste affermazioni hanno rapidamente circolato nella comunità delle criptovalute su X, alimentando confronti tra le capitalizzazioni di mercato dell’oro e del Bitcoin.
Dalla vittoria di Donald Trump dello scorso 5 novemrbe, il prezzo del Bitcoin ha registrato una crescita impressionante del 48%. Contemporaneamente, Tesla ha beneficiato di una spinta significativa, con Elon Musk ormai vicino alle dinamiche della Casa Bianca. Le valutazioni del Bitcoin hanno nettamente superato quelle di diverse asset class, spaziando dai principali indici azionari americani al settore bancario, dagli indici europei alle performance di oro e petrolio. A sostenere questa crescita è l’ottimismo dilagante nel settore delle risorse digitali, alimentato dalla convinzione che l’amministrazione Trump metterà fine alle rigide regolamentazioni imposte dal precedente governo. Si prevede infatti un quadro normativo più favorevole, con politiche mirate a sostenere l’innovazione e lo sviluppo delle risorse digitali.
Portafoglio di Donald Trump che tuttavia, secondo Arkham Intelligence, non include una significativa esposizione diretta al Bitcoin. Al contrario, i principali asset detenuti sono Ethereum (ETH) e Wrapped Ethereum (WETH), con un valore combinato di oltre 3,7 milioni di dollari.
Gli eventi di ieri hanno dato un impulso decisivo all’entusiasmo nel settore delle cripto. Donald Trump ha nominato Paul Atkins, noto sostenitore delle criptovalute, come successore di Gary Gensler alla guida della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, segnando un potenziale cambio di rotta nella regolamentazione del settore.
Nel frattempo, i principali protagonisti di Bitcoin continuano a registrare performance straordinarie. Il portafoglio di Nayib Bukele, ovvero di El Salvador, ha generato circa 180 miliardi di dollari di profitti, mentre quello di Michael Saylor attraverso MicroStrategy ha raggiunto i 17,7 miliardi, secondo i dati di nayibtracker.com e saylortracker.com.
Proprio MicroStrategy sta vivendo un momento di grande crescita: il titolo è in rialzo dell’8,7% nelle contrattazioni after-hour, con la posizione in Bitcoin dell’azienda che ora valgono oltre 41 miliardi di dollari, un record storico. Considerando una capitalizzazione complessiva di 82 miliardi, Bitcoin rappresenta attualmente metà del valore della società, confermando il ruolo centrale della criptovaluta nella strategia aziendale.
Nell’ultimo mese, il Bitcoin ha brillato particolarmente durante le sessioni del mercoledì, registrando una crescita media del 3%, la migliore performance settimanale. Da evidenziare che i movimenti più marcati si sono verificati nelle sessioni asiatiche e americane, mentre il mercato europeo si è mostrato relativamente più stabile, suggerendo dinamiche regionali distinte nel trading.
Bitcoin: analisi tecnica e prospettive di mercato dopo il traguardo dei $100.000
Bitcoin ha recentemente superato il livello psicologico dei $100.000, un traguardo che rappresenta non solo un nuovo massimo storico, ma anche un punto di svolta significativo per il mercato. Tuttavia, come avviene spesso in presenza di tali livelli chiave, il prezzo ha registrato prima una fase di consolidamento, segnale di un mercato ancora orientato al rialzo.
Dal punto di vista tecnico, il Relative Strength Index (RSI), dopo essere temporaneamente sceso sotto la soglia di ipercomprato (70), ha rimbalzato su un supporto dinamico ben definito (evidenziato dalla linea di trend sul grafico RSI). Questo pattern conferma la presenza di una struttura rialzista sottostante e un rinnovato interesse degli investitori dopo una breve fase di correzione. Nel grafico dei prezzi, l’indicatore Alligator gioca un ruolo cruciale, con la “lips” (linea verde tratteggiata) che funge da supporto dinamico durante i ritracciamenti. L’attuale configurazione dell’Alligator, descritta tecnicamente come una fase di “fame” (con le linee che si allargano), riflette una chiara spinta direzionale verso l’alto, lasciando spazio a ulteriori movimenti rialzisti. Il superamento dei $100.000 ha rafforzato la solidità del trend, trasformando questa soglia in un supporto critico. Le resistenze successive, come quelle indicate dai pivot superiori, forniscono potenziali target per le prossime settimane, mentre il mantenimento dei supporti dinamici sarà fondamentale per confermare la sostenibilità del rally.
Il significato strategico del traguardo dei $100.000. Questo livello rappresenta molto più di un risultato tecnico: consolida Bitcoin come un asset sempre più integrato nei portafogli di investitori istituzionali e privati. È un segnale della crescente maturità di questo mercato, in cui Bitcoin si sta affermando come un’importante riserva di valore e strumento di diversificazione. Guardando oltre il prezzo di Bitcoin, è fondamentale sottolineare che il vero motore di questa rivoluzione è la blockchain, la tecnologia che ne costituisce le fondamenta. Paragonabile all’impatto dell’avvento di Internet, la blockchain sta trasformando settori come la finanza, la logistica e i servizi pubblici. Nei prossimi anni, è lecito aspettarsi un’accelerazione dell’integrazione tra finanza tradizionale e cripto-asset, supportata da una regolamentazione più chiara e da un’adozione sempre più pervasiva.
Il rally delle cryptoasset starà creando opportunità significative per gli investitori italiani, in particolare per le generazioni più giovani. Come evidenziavamo nel nostro Retail Investor Beat di fine terzo trimestre, i cryptoasset hanno registrato un incremento del 2% negli investimenti complessivi, raggiungendo il 14% del totale. L’entusiasmo è particolarmente marcato tra la Gen Z (24%) e i Millennials (20%), segno di un cambiamento generazionale nelle preferenze di investimento. Questi dati provengono dal sondaggio trimestrale condotto da eToro su un campione di 1.000 investitori retail in Italia, confermando come le crypto stiano guadagnando terreno anche nel contesto italiano.