I principali indici azionari statunitensi hanno chiuso in forte rialzo la seduta di mercoledì, sostenuti da una parte dai solidi risultati societari (si veda Nike e FedEx) e, dall’altra parte, dai dati macroeconomici, con la fiducia dei consumatori che ha alimentato le speranze che l’economia statunitense sia più resistente alla politica monetaria restrittiva di quanto immaginato.
Le azioni Nike sono salite del 13% dopo che l’azienda ha registrato la migliore crescita dei ricavi trimestrali in oltre un decennio, mentre FedEx è balzata di oltre il 3% grazie agli utili superiori alle stime. Dati che hanno sostenuto gli interi comparti, con tutti i settori americani in grado di chiudere la sessione in territorio positivo.
Sul fronte dei dati, l’indicatore di fiducia dei consumatori CB ha superato le stime raggiungendo il livello più alto da aprile. Stando al rapporto le aspettative di inflazione sono scese a dicembre al livello più basso da settembre 2021, con il recente calo dei prezzi del gas che ha dato un forte impulso. I propositi di vacanza sono migliorate, ma i piani di acquisto di case e di elettrodomestici di lusso si sono ulteriormente raffreddati. Questo spostamento della preferenza dei consumatori dai beni di lusso ai servizi è atteso continuare nel 2023, così come i venti contrari dell’inflazione e dell’aumento dei tassi d’interesse.
Cocktail perfetto per la propensione al rischio, dopo i decisi cali degli ultimi giorni, tra dati macroeconomici positivi, ottime trimestrali, cali dei rendimenti sui Treasury americani, minori timori di recessione (con lo spread tra i rendimenti dei Treasury a 10 anni e gli omologhi a due anni e tre mesi in rialzo) e con il Vix in calo.
Titoli energetici che nuovamente continuano a guidare i rialzi degli ultimi giorni, sostenuti dai rincari del greggio, ieri in rialzo di oltre il +2% al massimo di 2 settimane, dopo che le scorte settimanali EIA sono diminuite più del previsto. Ieri la riserva strategica di petrolio degli Stati Uniti (SPR) è scesa per la 67esima settimana consecutiva al livello più basso dal dicembre 1983. Il calo del 36% delle riserve quest’anno è il più grande mai registrato.
Acquisti anche sui mercati azionari europei, con il benchmark Stoxx 600 che ha guadagnato l’1,6% (FTSE MIB 1,7%) guidato dalle aziende del settore sanitario e dei beni di consumo. Il sentimento è stato sostenuto anche dal calo dei prezzi del gas TTF, sceso sotto i 100 eur/Mwh, sui livelli più bassi da giugno. Prematuro considerare l’effetto determinato dal price cap europeo.
Con le paure innescate dai decisi nuovi toni dei banchieri centrali ai mercati sembra essere sfuggito i nuovi segnali tecnici rialzisti, offerti dal cosiddetto “golden cross” (incrocio al rialzo della media mobile giornaliera a 50 e 200 periodi). Segnale rialzista presente in America solamente sul Dow Jones mentre in Europa sullo Euro Stoxx 50, Dax, FTSE MIB, AEX e CAC 40.
Questa mattina il sentimento positivo degli Stati Uniti ha proseguito sui listini asiatici. Mercato cinese che ha inoltre potuto beneficiare di nuove iniezioni di liquidità da parte della People’s Bank of China, la quale ha infatti immesso nel sistema bancario un totale di 157 miliardi di CNY di reverse repo, di cui 4 miliardi di CNY con scadenza a 7 giorni e 153 miliardi di CNY con scadenza a 14 giorni, mantenendo il tasso invariato rispettivamente al 2% e al 2,15%. Nelle contrattazione pre market americane si registrano intanto cali per Micron Technology, dopo la pubblicazione di utili e ricavi più deboli del previsto. Cali che seguono i due precedenti annunci negativi del trimestre, con il titolo in calo da inizio anno di oltre il 46% rispetto al benchmark SOXX a -33%.
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