Aumentano a cinque i possibili rialzi dei tassi in America. Mercati in calo

Mercati americani che non sembrano aver gradito la conferenza stampa da parte del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.

Seduta europea aperta e chiusa in forte territorio positivo con Milano maglia rosa (+2.27%), grazie ai guadagni del settore finanziario (Intesa +3.03%, Unicredit +3.61%), del settore energetico (Eni +2.98%) e del settore industriale (Stellantis +4.83%). Bene anche Francoforte (+2.22%), con tutti i settori in territorio positivo e Airbus (+5.43%) a guidare il rally. In generale si sono osservati acquisti collettivi, con il settore energetico, industriale e finanziario che hanno sostenuto il rialzo.

La seduta americana, dopo il tonfo di mercoledì, era iniziata con un deciso segnale positivo – con i tre principali indici al rialzo – ma la cui direzione è stata invertita alle 20:30, ovvero durante la conferenza stampa di Powell. Il Nasdaq 100, unico indice in grado di chiudere in positivo (+0.14%), ha visto comunque una forte correzione dai massimi del +3.47% pre-conferenza. Lo S&P 500 (-0.18%) ha corretto dai massimi intraday di +1.91%, mentre il Dow Jones 30 (-0.40%) aveva perfino toccato il +1.47%.

Mercati che forse si aspettavano qualcosa di più dalla Fed, dove alla fine non si sono avute vere novità. Dato il miglioramento delle condizioni economiche e la forte inflazione (non più transitoria!) “sarà presto appropriato aumentare l’intervallo dei Federal funds rate”. Detto in maniera più diretta un aumento dei tassi nella prossima riunione di marzo.  Il programma di riacquisto di asset invece terminerà “all’inizio di marzo”, quindi poco prima della riunione. La riduzione delle dimensioni del bilancio delle Fed è stato un altro importante passaggio chiave della conferenza. Powell ha espresso la sua conferma sull’eccessivo valore raggiunto e che il processo di riduzione inizierà dopo l’inizio dei rialzi dei tassi (quindi discusso nella riunione di maggio o giugno). Tale restringimento, in maniera meno ambigua, dovrebbe avvenire (almeno all’inizio) senza vendite di attività, ovvero con detenzione fino scadenza. Questo per evitare, probabilmente, un rialzo dei rendimenti obbligazionari.

Nella classica conferenza, tutto “dipendente dai dati”, Powell non ha escluso rialzi sui tassi in ciascuna riunione, ma soprattutto ha lasciato intendere perfino rialzi di 50 punti base. Le risposte di Powell hanno per molto tempo enfatizzato dei rischi al rialzo dell’inflazione e di un ottimo mercato del lavoro, ovvero di necessità forti delle Banca Centrale di porre fine alla narrativa sul rincaro del carovita. In una conferenza vaga, ma che ha lasciato intendere una Fed prossima a decisione forti in ciascuna riunione, la reazione dei mercati è stata di paura con il VIX che ha chiuso a 31.96 punti (+10.78% da inizio settimana), rialzi sui rendimenti obbligazionari e sul dollaro americano.

Per chi volesse rivedere la conferenza stampa di seguito il link

I mercati ora prevedono ben cinque rialzi dei tassi d’interesse, rispetto ai precedenti quattro di ieri. Proprio osservando i FedWatch notiamo che, nella prossima riunione di marzo, le probabilità di un mantenimento dei tassi attuali sono passate dal 6.6% di ieri allo 0% di oggi. Percentuali che sono invece andate ad aumentare quelle di un rialzo di 50-75 punti base, passate dal 5.8% al 12.4%. Tuttavia, resta maggiore la probabilità (87.6%) di un rialzo nel range 25-50 punti base.

Nella riunione di maggio osserviamo sempre l’azzeramento delle probabilità dei tassi attuali (rispetto ai 3.2% di ieri). Crolla la probabilità di un rialzo di 25-50 pb (da 46.4% a 29.4%) ed aumenta quella di 50-75, che dal 47.5% passa al 61.5%.

Per la riunione di giugno notiamo come siano crollate le probabilità di un rialzo sotto le soglie dei 50-75 pb ed aumentate quelle dei 75-100 (passate dal 41.1% al 58.6%) e dei 100-125 (dal 2.5% di ieri al 10.2% odierno).

Per luglio aumentano le probabilità (dal 16.3% al 34.9%) di un successivo rialzo ai 100-125 pb, situazione che trova maggiore presumibilità nella successiva riunione di settembre, dove le probabilità per tale range si attestano al 40.5% (rispetto al 27.5% di ieri). Riunione di dicembre che potrebbe, infine, vedere un rialzo sul range 125-150 con la probabilità salita al 32.7% rispetto al 22% di ieri.

Per riassumere, allo stato attuale i mercati si aspettano cinque rialzi dei tassi nel 2022: un primo rialzo a marzo, un secondo ad aprile, un terzo a giugno, un quarto a settembre ed infine un quinto a dicembre.

Seduta negativa americana che sta trascinando al ribasso anche l’Asia e che potrebbe spingere al ribasso anche l’Europa.

Il rischio geopolitico in Ucraina sembra aver trovato spiragli positivi, non tanto nella risposta per iscritto americana, troppo vaga alle richieste russe, quanto nei colloqui tra Russia e Ucraina, Francia e Germania, evidenziando volontà di negoziazione.

Seduta odierna ricca di importanti pubblicazioni sugli utili, con Apple a guidare l’interesse. Oltre alla società di Cupertino abbiamo infatti Visa, Samsung, LVMH, MasterCard, Comcast, Danaher, McDonald’s, Sap, Diageo, Altria, Blackstone, Robinhood e molte altre ancora, nonché in Italia STM e Unicredit.

Il calendario macroeconomico vede le pubblicazioni sul tasso di disoccupazione in Spagna, attese in calo al 14.20%, le vendite industriali in Italia e il report sull’inflazione in Turchia. Oltreoceano l’attenzione sarà rivolta alle richieste settimanali sui sussidi di disoccupazione, all’inflazione Core, alle vendite di nuove case ma soprattutto alla pubblicazione del Prodotto Interno Lordo atteso al 5.5%.

Criptovalute: Finalmente il Bitcoin si dissocia dagli indici americani riuscendo a non essere trascinato “troppo” al ribasso, durante la conferenza stampa di Powell. Correzioni che tuttavia si sono comunque verificate. Ieri sono state liquidate circa 134.62 milioni di posizioni in acquisto, più del doppio rispetto ai 61.82 milioni del giorno precedente.

Nonostante il crollo delle criptovalute, non si ferma tuttavia il boom di vendite sugli NFT, con OpenSea che ha superato i 4 miliardi di dollari a gennaio.

EURUSD

Decisa correzione quella del cambio EURUSD che nella seduta di ieri ha visto i propri prezzi ritornare sotto gli 1.13, attualmente sui minimi di novembre. I maggiori rialzi sui tassi d’interesse in Amarica, nonché i timori generali sui mercati, hanno spinto gli acquisti sul biglietto verde (spesso utilizzato come bene rifugio).

Nuovo retest del supporto dell’area 1.17-1.18, già testata a novembre, ma che potrebbe trovare adesso maggiore forza per un’eventuale rottura, accompagnato da un RSI a 36, da ADX in rialzo e da una volatilità in aumento.

Un suo eventuale strappo vedrebbe nuovi supporti da monitorare in area 1.11 ed in estensione a 1.10.

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