Gli investitori continuano ad acquisire maggiore fiducia sul fatto che la marea dell’inflazione si stia ritirando, sostenendo il sentiment a stabilizzarsi ma soprattutto spingendo al ribasso la curva attesa dei rialzi della Federal Reserve. Sebbene resti l’incognita su tale ultimo punto, con un eccessivo ottimismo che rischia di generare nuove pressioni inflazionistiche sulla domanda, resta sempre utile seguire il trend (evitando di restare bloccati su propri schemi mentali, come la ripresa dei mercati durante l’epidemia ha insegnato) tuttavia con l’invito a ponderare bene le esposizioni. Ottimismo degli investitori che trova il proprio bagliore soprattutto sul frastornato mondo delle criptovalute, con Bitcoin tornato a scambiare sopra $21 mila e con la capitalizzazione complessiva dell’intero comparto tornata in prossimità dei livelli pre FTX. Una crescita esponenziale, non nuova del comparto, che porta alla ribalta il settore, cresciuto di quasi il 25% da inizio anno, su valori ben lontani dai rendimenti dei listini del mercato azionario e obbligazionario. A sostenere la crescita soprattutto le liquidazioni di posizioni di vendite, cresciute decisamente nel fine settimana.
Con la ripresa delle criptovalute e degli ETF Arkk, si può ben immaginare di quanta propensione al rischio il mercato abbia deciso di assumere inaspettatamente in questo inizio 2023.
Nuova settimana e nuovi appuntamenti, con i listini americani che tuttavia non disdegnano di prendersi una meritata pausa, con i mercati oggi chiusi per il Martin Luther King Day. Sebbene privi della loro stella polare per la giornata odierna, questo non farà venir meno l’attenzione, soprattutto alla luce dell’annuale meeting di Davos che prende formalmente il via oggi. Tutto questo mentre i riflettori settimanali restano puntati sugli Stati Uniti per la giornata di mercoledì, con le vendite al dettaglio, motore dell’economia a stelle e strisce – con previsioni che indicano un calo dello 0,8% su base mensile, evidenziando come le condizioni finanziarie più rigide abbiano continuato a intaccare la spesa dei consumatori – così come sull’inflazione alla produzione, alimentando il dibattito se l’inflazione abbia raggiunto o meno il suo picco.
Stati Uniti che dovranno inoltre fare i conti con il rischio politico. Rischio shutdown nuovamente alle porte, dopo che il Dipartimento del Tesoro ha avvisato come siano a circa 78 miliardi di dollari dal raggiungimento dell’attuale limite di $31.400 miliardi. Affinché gli Stati Uniti possano continuare a contrarre prestiti e pagare i loro conti, i legislatori devono concordare un nuovo tetto del debito entro il 19 gennaio. Con le Camere nuovamente divise la politica rientra nuovamente in gioco per superare l’empasse. Repubblicani che potrebbero pertanto sfruttare l’opportunità a loro favore.
Settimana impegnativa in Europa con l’attenzione principale sulle letture di mercoledì dell’inflazione al consumo. Dato atteso in calo a dicembre dello 0,3% su base mensile, dopo le buone letture nazionali. Anche i verbali dell’ultima riunione Bce, attesi per giovedì, saranno attentamente ispezionati dagli investitori, alla ricerca di dettagli sui motivi del deciso cambio di tono da parte di Francoforte. Nel frattempo, l’indice del sentimento economico ZEW della Germania dovrebbe migliorare ulteriormente, raggiungendo un massimo di 11 mesi. Altri dati importanti attesi riguardano i prezzi alla produzione in Germania e i dati sulla bilancia commerciale per Spagna e Italia.
Settimana difficile per il Regno Unito con le pubblicazioni su inflazione, occupazione, le vendite al dettaglio e il morale dei consumatori.
In Cina, i dati sul PIL (attesi per questa notte) dovrebbero mostrare un forte rallentamento della crescita nel quarto trimestre, in linea con le previsioni di una minore crescita della produzione industriale a dicembre a causa degli effetti negativi dei lockdown di novembre e dell’impennata di Covid a dicembre.
In Giappone, tutti gli occhi sono puntati sulla decisione di politica monetaria della BoJ, dopo che la banca centrale ha segnalato di voler discutere gli effetti collaterali di un più ampio controllo della curva dei rendimenti. Nella precedente riunione di dicembre, la banca centrale ha ampliato la banda di oscillazione dei rendimenti obbligazionari decennali a più e meno 50 pb. Nonostante alcune speculazioni, il consenso non prevede cambiamenti nella politica monetaria questa settimana.
Agenda macroeconomica che non può non tener conto del proseguo della stagione delle trimestrali, con i grandi nomi finanziari quali Goldman Sachs, Morgan Stanley e Charles Schwab così come delle altre big, dal calibro di Kinder Morgan, P&G fino ad arrivare a Netflix. Dati di Netflix che offriranno interessanti spunti, soprattutto sul conteggio di abbonati, alla luce del lancio del suo nuovo piano base e sui progressi pubblicitari. Tutto questo mentre il titolo da inizio anno registra una crescita del 12%.
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