Le azioni sono ancora l’asset preferito dagli investitori o sono diventate solo un flirt passeggero? I dati sembrano contraddittori: il tempo medio di detenzione dei titoli è ai minimi storici, ma la quota di portafoglio destinata all’equity ha raggiunto livelli record. Paradosso? Non proprio.
Dai 5 anni ai 10 mesi: il crollo della fedeltà
Il tempo medio di detenzione di un’azione quotata su NYSE e NASDAQ è sceso sotto i 10 mesi, un crollo rispetto ai cinque anni di un tempo. Questa metrica, ottenuta dividendo la capitalizzazione di mercato per il turnover annualizzato, segnala il dominio del trading veloce. A metà del XX secolo, gli investitori restavano fedeli a un titolo per anni. Oggi, le strategie sono più rapide e opportunistiche.
Ma significa che gli investitori stanno abbandonando le azioni? Non proprio.
Più esposti all’equity che mai
Secondo Goldman Sachs, oggi gli investitori americani detengono il 54% dei loro asset finanziari in azioni, il livello più alto mai registrato. Nonostante i tempi di detenzione più brevi, l’esposizione all’azionario non è mai stata così elevata. Come si spiega questa apparente contraddizione?
- Dalla selezione all’indice: gli ETF e i fondi indicizzati hanno sostituito la stock picking tradizionale. L’investitore medio non si lega più ai singoli titoli, ma all’intero mercato.
- Tassi bassi e ricerca di rendimento: negli ultimi anni, la scarsa redditività obbligazionaria ha spinto molti a privilegiare l’equity.
- Crescita della ricchezza finanziaria: l’aumento del valore totale del mercato azionario ha fatto sì che la quota destinata all’equity nei portafogli crescesse.
Più che un tradimento dell’azionario, siamo di fronte a un cambio di paradigma: gli investitori sono più esposti all’equity che mai, ma anche più impazienti.
Fedeltà in crisi: il profilo dell’investitore moderno
Secondo l’ultimo sondaggio italiano Retail Investor Beat, condotto dalla piattaforma di trading e investimento eToro su un campione italiano di 1.000 investitori retail, emerge che la durata dell’investimento è profondamente mutata nel tempo. Se un tempo la regola aurea era mantenere un’azione per anni – come suggerito da Warren Buffett – oggi il panorama è molto più fluido:
- Il 23% degli investitori ha meno di due anni di esperienza e quindi non ha vissuto fasi di mercato prolungate, contribuendo alla maggiore impazienza nei portafogli.
- Il 46% investe da 3 a 10 anni, mostrando un’esperienza più solida, ma con un approccio meno legato alla classica buy-and-hold strategy.
- Solo il 31% ha più di 10 anni di esperienza, il che suggerisce che la visione di lungo periodo potrebbe essere meno diffusa di un tempo.
Questi dati aiutano a spiegare il motivo per cui il tempo medio di detenzione delle azioni sia crollato. Il mercato è sempre più popolato da investitori giovani, abituati a operazioni più rapide e opportunistiche, spesso influenzati dalla volatilità e dalle nuove opportunità di trading offerte dalla digitalizzazione.
Fedeltà o nuova realtà?
L’investitore moderno non si affeziona più alle singole azioni, ma al mercato nel suo complesso. Un amore più pragmatico che romantico. Come dice Warren Buffett: “Se non sei disposto a possedere un’azione per dieci anni, non dovresti nemmeno pensare di possederla per dieci minuti.” Un monito che oggi sembra sempre più difficile da seguire.
Ma tra fedeltà e tradimento, una cosa è certa: Wall Street non ha mai avuto così tanti pretendenti.