8 marzo: un giorno per riflettere, non solo per celebrare

Domani è l’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna. Una data che accende luci su conquiste e ombre, che ci spinge a guardarci allo specchio e chiederci: stiamo davvero andando avanti? Non è solo mimose e sorrisi di circostanza, ma un momento per scavare tra i numeri, le storie, le battaglie silenziose che ancora segnano il cammino delle donne. Mentre il mondo si veste di festa, proviamo a spingere lo sguardo oltre i fiori, a vedere cosa si muove – o si ferma – dietro le quinte, tra lavoro, investimenti e sogni che non si arrendono.

Donne e lavoro: un quadro a luci e ombre

I numeri parlano, e a volte sussurrano verità che graffiano. A gennaio 2025, l’Istat ci consegna un’istantanea: in Italia, le donne occupate sono 10,02 milioni su una forza lavoro femminile di 11,02 milioni. Il tasso di disoccupazione femminile si attesta al 7,3%, tra i più bassi degli ultimi vent’anni, anche se oscillazioni recenti – dal 6,69% di novembre al 7,25% – suggeriscono una fragilità da non ignorare, sebbene in linea con il rialzo generale della disoccupazione. Potremmo applaudire, ma è davvero tutto oro ciò che luccica? 

Il tasso di attività femminile si attesta al 57,8%, un balzo di 7,3 punti rispetto a due decenni fa, ma resta un abisso di 18,6 punti sotto quello maschile, fermo al 76,4%. Tradotto: più di 4 donne su 10 in età lavorativa non sono né occupate né in cerca di un impiego. Non è solo una questione di chi lavora o no, ma di chi nemmeno ci prova. Rispetto al 2014, quando la disoccupazione femminile toccava il 14%, il passo avanti è evidente, eppure l’Italia si trascina ancora tra gli ultimi in Europa per inattività femminile. Il gender gap non è solo una linea tra chi ha un contratto e chi no: è un muro invisibile che tiene troppe donne fuori dal gioco prima ancora di iniziare. 

E mentre questi numeri danzano, un’ombra si allunga, cupa e pesante: l’addio di molte aziende agli accordi ESG – quel trittico di Ambiente, Sociale e Governance che prometteva futuro – e alle politiche di diversità, le DEI che sognavano inclusione. Negli Stati Uniti, una su otto aziende, nel 2025, pensa di mollare i programmi DEI, schiacciata da un’economia che morde, un vento politico che gela, o un cinico “non rende”. Walmart, Lowe’s, Meta, ma anche Tractor Supply, Ford, Harley Davidson, persino Molson Coors e Brown-Forman con il suo Jack Daniel’s, hanno fatto un passo indietro. Nel Regno Unito, dove l’ESG ha radici profonde, la fiducia scricchiola lo stesso: dal 65% di investitori convinti nel 2021 al 53% nel 2023. In Europa, invece, le regole tengono il timone, e nessun grande nome ha ancora osato voltare le spalle. Per le donne, però, non è solo un dato: è una luce che si spegne su parità salariale, leadership, inclusione – sogni che un pragmatismo miope rischia di soffocare.

GWILX: un faro per la leadership femminile

Eppure, in questo mare di incertezze, c’è chi tiene accesa una lanterna. Il Glenmede Women in Leadership U.S. Equity Portfolio (GWILX), nato il 22 dicembre 2015, è più di un fondo: è una scommessa sul talento femminile. Investe l’80% del suo patrimonio in aziende americane che promuovono le donne nei consigli di amministrazione e nei ruoli chiave. Tra le prime dieci stelle del suo firmamento troviamo Trane Technologies, The Bank of New York Mellon, Hewlett Packard, Qualcomm, eBay, nVent Electric, Zoom, Arista Networks e GitLab – nomi che pesano, insieme a giganti come Meta Platforms, Mastercard e Johnson & Johnson. La tecnologia guida con il 28,98%, seguita da finanza (13,35%) e sanità (13,18%).

GWILX ha saputo cavalcare i tempi. Nell’ultimo anno ha guadagnato il 12,82%, trainato da 52 delle 78 aziende del suo indice: Bank of New York Mellon ha brillato con un contributo di 104 punti base, eBay con 74, NiSource con 65, anche se PVH ha zavorrato con -107. A tre anni, il tasso di crescita composto CAGR è stato dell’8,26%, a cinque anni del 12,44% (dati al 5 marzo 2024). Confrontato con l’S&P 500, che nell’ultimo anno ha registrato una crescita del12,99%, GWILX tiene testa e da inizio anno lo supera persino. Certo, allargando lo sguardo a 1, 3, 5 o 10 anni, l’S&P 500 vince, ma il fondo batte sempre il Russell 2000.

Un 8 marzo per guardare avanti

Domani non è solo un giorno di festa, ma un invito a non abbassare la guardia. I passi avanti delle donne nel lavoro e negli investimenti ci sono, ma fragili. L’Italia migliora, GWILX cresce, eppure il gender gap e il ritiro da ESG e DEI ci dicono che la strada è ancora lunga.