Verbali confermano un Fed dovish: rendimenti governativi aggiornano i minimi da Febbraio

Le minute della Fed sono uscite in linea con quanto atteso e, onestamente, era difficile attendersi qualcosa di diverso: il documento riflette una Fed divisa, alle prese con la valutazione di potenziali scenari inflazionistici e dei potenziali riflessi sulla stabilità finanziaria, con “vari partecipanti” alla riunione del 15-16 giugno che hanno ritenuto che le condizioni per ridurre gli acquisti di assets potranno essere “soddisfatte un po’ prima di quanto previsto”.

Tra una parte dei membri della Fed che si dichiarano pronti ad intervenire nel caso di un rialzo dell’inflazione e quanti suggeriscono un approccio paziente, “una maggioranza sostanziale” dei membri del FOMC vede rischi inflazionistici “inclinati al rialzo”: il minimo di quanto si possa dichiarare in questa fase ma, alla prova dei fatti, il tono dovish di Jerome Powell dell’ultima riunione ha trovato conferma anche nel verbale rilasciato ieri sera. La conseguenza, oltre ad una seduta che ha spinto nuovamente S&P500 e Nasdaq a rialzo e il Dow a 200 punti dai massimi storici, è stata l’ulteriore flessione dei rendimenti dei Treasuries a 10, giunti in area 1.32%, minimo da Febbraio.

A ridurre ulteriormente la pressione sull’azionario è stata la flessione del petrolio, con il WTI che ha perso oltre il 2%, penalizzando le società petrolifere ma riducendo ulteriormente la pressione che i rialzi del petrolio pongono sull’azionario in termini di potenziale inflazione di natura esogena. Contrariamente al petrolio, il rame ha chiuso in rialzo di oltre l’1%, ma il greggio resta la principale materia prima in termini di impatto potenziale sui consumi di famiglie ed imprese. Ciononostante, proprio ieri Royal Dutch Shell ha annunciato la sua intenzione di aumentare la remunerazione degli azionisti mediante il ritorno ad operazioni di buyback o di aumento dei dividendi.

Il tema di fondo resta la volatilità che, per definizione, non potrà restare a questi livelli per sempre. Una correzione, anche solo di natura tecnica, è perlomeno verosimile ma parlare di crolli, con questo quadro tecnico, non alcun senso, soprattutto su mercati che aggiornano i massimi storici o gravitano intorno a quelle aree di prezzo.
Questa notte l’Asia ha visto una correzione che, ad inizio di sessione europea, sta interessando tutto il mercato azionario. La ragione è da ricercare nella tensione tra le autorità governative cinesi e le società tecnologiche del paese quotate sui listini americani. Altro elemento di tensione è l’andamento dei contagi in Giappone, a pochi mesi dall’inizio delle olimpiadi. Questo tuttavia sembra essere un fattore di preoccupazione circostanziale, anche in ragione del dato oggettivo circa le vaccinazioni nel paese, intorno al 20%, quando Europa e Stati Uniti sono entrambe in media intorno al 50%.

TECHNICALS IN FOCUS

WTI

La flessione del WTI nelle ultime due sedute è avvenuta con un aumento della volatilità e, anche su timeframe più bassi, non emergono segnali che la correzione sia destinata ad esaurirsi presto. La flessione di due sedute non crea un’opportunità ma il primo supporto interessante si trova in area $68, dove passa il supporto della MM a 50 giorni e la trendline rialzista che congiunge i minimi che partono da Aprile 2020. Non è detto che tale livello venga raggiunto rapidamente, anche per via della generale bassa volatilità che osserviamo in queste sedute di mercato, ma resta il livello principale sul quale considerare un ingresso su base tattica.

SNOW

Snowflake esce da mesi di lateralità, in un quadro di bottoming nel quale è mancato tuttavia un deciso segnale di impulso rialzista. La fase di accumulazione potrebbe dar vita ad un segnale di rialzo solo nel caso di una rottura di area $250, con proiezioni di prezzo verso area $277 e $300. Sul piano dei supporti, una flessione sotto area $230 riporterebbe il titolo in una debolezza sul piano della price action, con la reale possibilità di un estensione del ribasso nuovamente verso i minimi di area $200. In ragione di ciò sconsigliamo di operare al rialzo al di sotto di area $230. L’RSI, dopo mesi, è tornato in area di espansione rialzista ma il superamento di area $250 è l’unica conferma significativa rispetto all’ipotesi di un reale breakout della resistenza più volte testata nel corso degli ultimi mesi.

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