Con l’attenzione rivolta prevalentemente sulla giornata odierna, con le pubblicazioni mensili dei NonFarm Payrolls, i mercati sono ieri scivolati sulle letture dei dati sul lavoro, più forti del previsto, i quali hanno sollevato il timore che la Federal Reserve possa ancora mantenere i tassi più alti più a lungo.
Il mercato del lavoro rimane ancora punto luminoso per l’economia e dolente per la Fed. I dati sull’ADP, oltre ad aver evidenziato una crescita di 235 mila nuovi posti di lavoro a dicembre 2022 (dato superiore alle aspettative poste a 182 mila) ha presentato un aumento dei salari del 7,3% e del 15,2% per coloro che sono passati a nuovi lavori. Dati che fanno seguito alle forti pubblicazione dei JOLTS di 10,4 milioni e i solidi dati ISM sull’occupazione all’inizio della settimana. Gli investitori si focalizzeranno ora sui diversi dati odierni del mondo del lavoro, con i NonFarm Payroll attesi in flessione, ma con il forte rischio che un’altra sorpresa al rialzo possa alimentare le preoccupazioni degli investitori e della stessa Fed. NonFarm Payrolls che evidenziano inoltre valori superiori alle aspettative ormai da ben otto mesi consecutivi.
Se a tali preoccupazioni si dovessero aggiungere i commenti dei membri della Fed, il cocktail per portare al ribasso il Nasdaq, il cui peso tecnologico è maggiore, è perfetto. Ieri il presidente della Fed di Atlanta James Bostic ha dichiarato che “apprezzo i recenti rapporti che includono segnali di moderazione delle pressioni sui prezzi, ma c’è ancora molto lavoro da fare”. Il membro uscente Esther George ha espresso di aspettarsi un tasso superiore al 5% fino al 2024. Infine, il presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis James Bullard ha offerto una dichiarazione più colomba del solito, affermando che il tasso “non è ancora sufficientemente restrittivo, ma ci si sta avvicinando”. Tuttavia, ha anche sì segnalato un tasso terminale leggermente superiore al 5%. L’ultimo dot plot della Fed ha mostrato che 17 membri vedono il picco del tasso al 5,125% o superiore e solo due lo vedono al di sotto.
L’Europa si lascia condizionare dalle paure americane, chiudendo in territorio misto, dopo tre sedute consecutive di decisi rialzi. Stoxx 600 che sul grafico giornaliero chiude con una candela doji, segnale oltre che di forte indecisione del mercato anche di un possibile rischio di inversione.
Inflazione che resta protagonista nel Vecchio Continente. In attesa di alzare i veli oggi sul livello europeo ieri i dati italiani hanno portato alla luce un rallentamento, sostenuto dai cali energetici, sulla scia delle letture spagnole, tedesche e francesi. Con un’inflazione che resta ancora in Italia a doppia cifra, un’inflazione core in crescita (dal 5,6% al 5,8%) e con un’inflazione acquisita per il 2023 al +5,1% (rispetto al +1,8% del 2022) risulta prematuro brindare al dato e soprattutto considerare un possibile cambio di rotta da parte di Francoforte. Dati italiani che ci pongono inoltre come il fanalino di coda tra le principali economie europee, con un’inflazione a dicembre all’11,6% (unica a doppia cifra) e quasi la metà rispetto a quella francese e spagnola.
Mente in Italia non si ferma lo scontro tra Roma e Francoforte sulle decisioni di politica monetaria, ieri ad offrire spiragli di luce ci ha pensato François Villeroy de Galhau, membro francese della BCE, il quale ha dichiarato che la Banca Centrale Europa dovrebbe raggiungere il tasso terminale entro l’estate, per poi mantenersi in pausa per un po’ di tempo. Ha inoltre sostenuto che la BCE dovrebbe essere più pragmatica e non ossessionata da aumenti dei tassi “troppo meccanici”. I mercati intanto quotano quasi 150 pb di ulteriori rialzi entro l’estate, un valore che tuttavia risulta essere decisamente ben al di sotto dell’inflazione core europea.
Mentre l’attenzione degli investitori resta ancora incentrata sull’evoluzione del comparto growth e tecnologico, il settore bancario europeo ha registrato un rally del +30% dai suoi minimi. Sovraperformando tutti gli altri principali settori dell’indice europeo, perfino in un contesto di preoccupazioni di recessione.
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