Analisi settimanale 09-15/02/2015

È l’ora della sterlina?

Questa settimana, dopo diverse settimane in cui è stata costretta a fare passi indietro, la sterlina avrà finalmente una possibilità di essere al centro dell’attenzione. All’ordine del giorno ci sarà la relazione sull’inflazione della Bank of England prevista per questo mercoledì, seguita da un discorso di Mark Carney, il Governatore della BoE. Per molti osservatori della sterlina, questo potrebbe essere il suo momento come moneta, cioè il punto in cui ci potrà essere o meno il rimbalzo della sterlina. Perché? Gli investitori sono estremamente interessati ai contenuti della relazione sull’inflazione, dopo la recente scivolata dei dati sull’inflazione e dopo una fase di debolezza della crescita economica del Regno Unito, nonostante un ritmo di crescita migliore del 2,5%. Quello che vogliono sapere gli investitori dalla BoE è se pensa che l’inflazione bassa sia transitoria o meno. Se la risposta è sì, allora il MPC (Monetary Policy Committee) darà il segnale che i piani di aumento dei tassi potrebbero ancora restare validi, e, di conseguenza, questo potrebbe supportare la sterlina. Ma se la relazione sull’inflazione indica che il MPC ritiene che l’inflazione bassa sia un fenomeno prolungato? Allora il governatore della BoE non avrà altra scelta che assumere una posizione particolarmente cauta, che però potrebbe pesare sulla sterlina e rinviare un suo potenziale rimbalzo nei confronti del suo diretto concorrente americano. Tuttavia, se la relazione sull’inflazione presenta l’inflazione come transitoria, Mark Carney potrebbe dipingere un quadro più roseo, un quadro in cui un miglioramento delle prospettive di lavoro e di crescita stabile guiderebbero un ritorno dell’inflazione; un quadro in cui gli aumenti dei tassi potrebbero essere possibili. Se questo è il caso, si deve predisporre un terreno fertile affinché la martoriata sterlina possa tentare una rimonta, anche se solo per un breve periodo.

La Cina è pronta per un maggiore easing?

Un’altra serie di dati che sarà tenuta sotto controllo sarà quella sull’inflazione della Cina. I dati sull’inflazione cinese potrebbero, come sempre, avere conseguenze di vasta portata che andranno al di là dell’economia cinese. Se l’inflazione cinese si raffredda a meno del 1,5% su base annua, potrebbe aprire la strada a un maggiore easing da parte della Banca Popolare Cinese (PBOC), magari sotto forma di un taglio dei tassi che finirà per favorire la domanda delle materie prime, ma che potrebbe anche creare un sell off ribassista di breve termine nel mercato delle materie prime e in altri mercati legati alla Cina a seguito delle notizie “negative”. Se i dati del CPI salgono oltre l’1,5% su base annua, potrebbe comunque significare che l’easing da parte dalla PBOC avrà una battuta d’arresto, almeno nel breve termine, che potrebbe ritardare i potenziali aumenti delle materie prime nel lungo periodo, rendendo contemporaneamente possibile un recupero dei titoli globali in quanto si tratterà di un segnale che il drago cinese si sta stabilizzando.

Le vendite al dettaglio si stanno rilassando?

L’ultimo insieme di dati da tenere sotto controllo questa settimana è quello relativo alle vendite al dettaglio degli USA previsto per giovedì. Quali tendenze indicheranno i dati sulle vendite al dettaglio? All’indomani del dato leggermente deludente del PIL USA e della pubblicazione dei dati sui NFP, gli investitori dovranno riflettere su quello che pensa veramente il consumatore americano. Bisogna ricordare che questo dato sulle vendite al dettaglio è relativo a gennaio, dopo l’ondata di acquisti per Natale del mese di novembre e la diminuzione del -0.9% del mese di dicembre. Se il dato rimbalza di oltre l’1% su base mensile, vuole dire che il consumatore americano è tornato a spendere e questo favorirà il dollaro USA e, ancora di più, Wall Street.

Parliamo di affari   

I dati delle vendite al dettaglio si tradurranno soprattutto in investimenti su Wall Street piuttosto che sul dollaro, a seguito di una crescente sensazione tra gli investitori che è giunto il momento di liquidare alcuni profitti sul dollaro ed alla valutazione che il biglietto verde potrebbe iniziare a scendere. Quindi, un dato forte sulle vendite al dettaglio fondamentalmente aggiungerà del vento in coda al Dow e allo S&P500. Sul fronte della sterlina, se l’ipotesi di aumenti dei tassi resta valida dopo la relazione sull’inflazione, allora la sterlina potrà recuperare; tuttavia, se la relazione sull’inflazione metterà un grande punto interrogativo sui futuri aumenti dei tassi, allora la sterlina potrebbe dovere affrontare un’ulteriore debolezza e le speranze di un rimbalzo svanirebbero.

Cosa bolle in pentola

CPI cinese (martedì) – Se il CPI cinese (inflazione) salirà oltre l’1,5% allora potrebbe favorire i titoli, mentre sarà leggermente negativo per le materie prime. Tuttavia, un dato inferiore potrebbe favorire il mercato delle materie prime sul lungo periodo.

Disoccupazione in Australia (giovedì) – Se il dato sulla disoccupazione in Australia scende dal 6,1% a seguito del taglio dei tassi della RBA, questo potrebbe respingere una certa pressione di vendita sul dollaro australiano.

Relazione della BoE sull’inflazione (giovedì) – Uno dei due grandi eventi della settimana, seguito dal discorso di Carney. Se la relazione sull’inflazione ipotizza una ripresa dell’inflazione, la sterlina potrebbe rimbalzare.

Discorso del governatore della BoE (giovedì) – Forse l’evento principale della settimana. Se Mark Carney parlerà di un’inversione a U della in politica della BoE, allontanandosi dall’ipotesi di rialzi dei tassi, allora potrebbero esserci impatti negativi sulla sterlina. Se Carney mantiene la linea dura, allora potremmo assistere ad un rimbalzo della sterlina.

Vendite al dettaglio degli USA (giovedì) – Mentre questa settimana il sentiment nei confronti del dollaro sarà abbastanza moderato, un dato molto positivo sulle vendite al dettaglio potrebbero in qualche modo favorire ancora la moneta americana. Tuttavia un rimbalzo nelle vendite al dettaglio dell’1% o superiore su base mensile, dovrebbe portare dei benefici soprattutto a Wall Street.

PIL Eurozona (venerdì) – Nel 4° trimestre, chi investe sul PIL dell’eurozona non cercherà la crescita, ma solo quanto sarà grave la crisi. Se la crescita su base annua sarà inferiore allo 0,8%, potrebbe esserci un impatto sull’Euro. Una crescita al di sopra dell’1% tuttavia, potrebbe allentare la pressione di vendita sulla valuta europea.

Grafico della settimana – GBP/USD

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