Il mindset è fondamentale quando si parla di investimenti. In fase di pianificazione e monitoraggio, le emozioni e la psicologia possono influenzare le decisioni. Questo fattore va tenuto a mente, poiché le emozioni sono presenti in ogni fase del ciclo di investimento.
Alcuni studi di psicologia degli investimenti hanno evidenziato come, oltre al buon senso, ci siano altri bias (ossia, delle “scorciatoie mentali”) che agiscono nell’ombra e che devono essere capite a fondo.
A prescindere dall’importo di denaro in gioco, è importante essere consapevoli della psicologia e dell’impatto che le emozioni possono avere sull’effettivo ritorno economico. Nei seguenti paragrafi, vedremo come l’emotività può influenzare la reazione degli investitori in presenza di particolari eventi. Potrai così scoprire cos’è l’Emotional Investing e come evitarlo.
Fissare degli obiettivi realistici, sviluppare una strategia definita e conoscere la terminologia base del settore rappresentano un fondamento solido per qualunque piano di investimento. Tuttavia, alcuni aspetti del comportamento umano possono involontariamente influire sull’approccio, portando a decisioni poco vantaggiose. Per evitare di farsi prendere dall’emozione, ecco alcuni fattori psicologici (bias) fra i più rilevanti che ogni investitore dovrebbe conoscere.
Suggerimento: presta attenzione ai bias cognitivi. Il cervello umano è configurato in modo da semplificare le informazioni che riceve per prendere decisioni più rapide sulla base dell’esperienza personale e delle preferenze.
Fase di pianificazione
Durante la fase di pianificazione, sono soprattutto gli investitori alle prime armi quelli che dovrebbero prestare più attenzione a questi bias cognitivi:
- Bias della familiarità: gli investitori si concentrano sugli asset di cui hanno conoscenza o familiarità, evitando nuove aree che potrebbero essere più adatte al proprio profilo di rischio;
- Effetto ancoraggio: la tendenza di alcuni investitori ad affidarsi troppo alla prima informazione rilevante ricevuta, trascurando o ignorando completamente altri dati successivi della stessa importanza;
- Bias di moderazione: il convincimento di poter gestire al meglio eventuali comportamenti impulsivi, più comuni in un “giocatore d’azzardo” che in un investitore attento;
- Mentalità da gregge: chiamato anche “effetto gregge”, porta alcuni investitori a prendere decisioni sulla base di “quello che fanno tutti”, invece che a seguito di ricerche proprie.
Suggerimento: il bias di moderazione può diventare problematico quando si gestiscono posizioni aperte. Fare “double down” non è sempre la soluzione migliore ed è, forse, uno degli esempi lampanti di trading emozionale.
Fase di investimento
Una volta che viene aperta una posizione, le fluttuazioni di valore in tempo reale possono far scattare alcune reazioni non necessariamente pianificate in anticipo.
A fronte di queste variazioni, l’investitore potrebbe chiedersi se siano cambiate le condizioni di mercato o se la sua strategia sia diventata inefficiente.
- Bias di conferma: l’investitore cerca informazioni che confermino la sua visione di partenza, invece che cercare dati che gli permettano di avere un quadro completo della situazione. Così facendo, la sua idea di partenza rimarrà al centro dello schema mentale, confermando indirettamente all’investitore che la strategia non funziona;
- Bias di avversione alle perdite: quando gli investitori vogliono massimizzare il rapporto rischio-rendimento, potrebbero adottare una strategia che offre rendimenti troppo bassi se confrontati ai loro obiettivi di lungo termine;
- Solo vincite: quando un investitore vuole solo realizzare dei trade vincenti, potrebbe evitare di tagliare alcune perdite potenzialmente devastanti sul lungo periodo.
Anche uno solo dei meccanismi mentali appena descritti potrebbe portare a decisioni tipiche di un investimento emotivo. Il problema si può, però, risolvere sviluppando una strategia personalizzata e ben congegnata.
Oltre a quanto detto finora, c’è un altro bias cruciale da considerare: la tendenza a procrastinare. A prescindere dalle emozioni in gioco, le motivazioni che spingono le persone a investire restano valide. Che tu voglia proteggere il patrimonio dall’inflazione o pianificare un futuro all’insegna dell’indipendenza finanziaria, magari attraverso un pensionamento anticipato, la procrastinazione è un problema che affligge molti investitori. Ne consegue che, a volte, il rischio più grande è proprio quello di non prendere rischi.
Come evitare l’emotional investing
Chi ha iniziato da poco a investire dovrebbe sapere che, indipendentemente dall’attenzione e precisione con cui è stata pianificata una strategia, lungo il percorso ci saranno inevitabilmente delle perdite.
Gli investitori esperti si concentrano sugli obiettivi di lungo termine e non danno troppa importanza al rapporto matematico vittorie / sconfitte. Così facendo, evitano di farsi trascinare in decisioni poco sagge frutto dell’Emotional Investing.
I fattori psicologici in gioco possono essere mitigati (singolarmente o nel loro complesso) con un piano generale ben ponderato, basato sulle seguenti azioni:
- Fai quante più ricerche possibili e tieniti aggiornato sulle ultime notizie di mercato;
- Diversifica il portafoglio per ridurre la volatilità
- Rivedi il tuo piano di investimento a cadenze regolari, facendo tesoro degli insegnamenti e cercando di evitare i bias tipici dei principianti.
La qualità più importante di un investitore è il temperamento, non l’intelletto
Warren Buffett
Conclusioni riassuntive
A prescindere dal fatto che il tuo portafoglio di investimenti stia crescendo o diminuendo di valore, ci sono vari strumenti e approcci per sviluppare una mentalità da investitore capace di massimizzare i tuoi ritorni. Una piena comprensione del modo in cui alcuni sentimenti come l’avidità e la paura possono annebbiare il giudizio e portare a decisioni sbagliate, può aiutare a concentrarsi meglio su ciò che si può controllare effettivamente quando si investe.
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Domande frequenti
- Si può misurare l’umore generale del mercato?
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Il CBOE Volatility VIX Index misura le attività e gli scambi che si verificano sul mercato delle opzioni. Questi derivati sono spesso usati per gestire il rischio: più è grande la quantità scambiata, maggiore è il numero di investitori che ritengono che il mercato USA possa registrare un improvviso movimento di prezzo in un futuro prossimo. L’indice VIX si basa sui dati del Chicago Board Options Exchange e viene usato spesso per monitorare il sentiment. Viene talvolta chiamato “l’indice della paura e dell’avidità” (“greed and fear index”).
- Quali tecniche posso usare per evitare che le emozioni influenzino il mio processo decisionale quando investo?
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I pericoli dell’Emotional Investing possono essere ridotti o aggirati con strategie intelligenti. La diversificazione del portafoglio è il primo strumento utile per ridurre il rischio: si può realizzare, ad esempio, aggiungendo una varietà di asset appartenenti a diversi settori dell’economia. Ci sono anche altre strategie, come il Dollar-Cost Averaging, che consentono di ridurre gli effetti negativi di alcune posizioni in perdita senza doverle chiudere.
- Riducendo la cifra investita, posso ridurre anche l’impatto delle emozioni?
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Investire un capitale elevato senza saperlo gestire, può portare a decisioni emotive potenzialmente disastrose. Ecco perché è fondamentale investire solo quello che si è disposti a perdere, senza “giocare in Borsa” denaro necessario per beni di prima sussistenza o per far fronte a spese importanti che, altrimenti, potrebbero far accumulare debiti.
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