Poter comprare e vendere criptovalute è uno dei modi più emozionanti per iniziare a fare trading. E non è difficile capire il perché. Con piattaforme di trading facili da utilizzare e fondate su tecnologie affascinanti, le criptovalute sono ormai diventate una proposta intrigante per molti. Durante la rapidissima ascesa delle criptomonete, una di esse ha saputo ergersi al di sopra di tutte.

Bitcoin è divenuto sinonimo per eccellenza delle criptovalute. Tuttavia, solo perché ad oggi rappresenta l’opzione di trading numero uno per milioni di persone in tutto il mondo, non significa che le criptovalute legali abbiano avuto un percorso legislativo uniforme e, soprattutto, tranquillo. Il regolamento di Bitcoin in tutto il mondo ha conosciuto interruzioni, balzi e contrasti, un po’ a causa di una serie di avvenimenti legati all’assenza di trasparenza e a motivazioni oscure dietro gli scambi, rendendo più difficile per coloro che desiderassero entrare nel mercato libero del Bitcoin prendervi effettivamente parte.

Dunque, Bitcoin è legale in Italia? E nel mondo? Continua a leggere per scoprire di più sul rapporto tra Bitcoin e legalità nel mondo e come e perché alcune istituzioni legislative e politiche incontrano delle difficoltà nel rendere Bitcoin accessibile a tutti.

Perché i Bitcoin non sono legali in tutti i Paesi?

Perché i Bitcoin non sono legali in tutti i Paesi?

Come capita per molte cose della vita, a volte un paio di mele marce rovinano qualcosa di positivo per la collettività. E mentre la maggior parte di coloro che vogliono fare trading di Bitcoin possono effettivamente farlo, ci sono alcune persone che hanno impedito che venisse legalizzato ovunque.

Ecco qui di seguito alcune ragioni per cui Bitcoin (BTC) e altre criptovalute legali non riescono a essere interamente legalizzate in alcune parti del mondo.

Anonimato

Uno degli aspetti più invitanti del trading di criptovalute è che consente ai suoi utenti di rimanere anonimi. Nonostante sia un grande vantaggio per la sicurezza generale, dato che può mantenere i dati e le decisioni di trading privati, può anche facilitare i criminali che usano le criptovalute per scopi illeciti, come ad esempio il riciclaggio di denaro e il finanziamento di attività illegali. L’assenza di controllo sulle criptomonete ha fatto sì che molti governi e istituzioni con potere legislativo abbiano limitato o persino vietato l’utilizzo e il trading del Bitcoin.

Frodi cibernetiche

Sulla stessa scia di quanto sopra, Bitcoin è divenuto uno degli strumenti preferiti da criminali cibernetici di varia natura, specificamente per via della sua anonimità. Piuttosto che richiedere i dati della tua carta di credito o una gift card, possono minacciare o trarre in inganno gli utenti della rete affinché spediscano soldi mediante il sistema Bitcoin.

Assenza di controllo

Bitcoin è un sistema decentralizzato, ossia non necessita di una banca o un’autorità centrale che regolamentino l’attività di trading. Questo metodo peer-to-peer per le transazioni ha diversi vantaggi chiave, inclusa la possibilità per i consumatori (invece della Banca Centrale) di determinare il valore della criptovaluta, rendendo il Bitcoin piuttosto resistente a crolli o fallimenti improvvisi di banche o elevate commissioni, oltre che garantire transazioni internazionali efficienti e a basso costo.

L’altra faccia della medaglia è la seguente: l’attrattività del modello democratico di Bitcoin è ciò che può spingere i governi a essere titubanti nei confronti delle criptovalute legali. Insieme alla difficoltà insita nel rintracciare a chi viene spedito Bitcoin e come viene usato, il rapporto tra criptomonete, controllo e legalità è un altro problema che intacca l’attività di regolamento del Bitcoin. Alcuni governi temono che il passaggio drastico verso le criptovalute possa svalutare le tradizionali monete avente corso legale e avere un enorme impatto sull’economia. Altri sono preoccupati dalla facilità con cui i soldi possono essere spediti oltreoceano, togliendo di conseguenza questi fondi agli ecosistemi economici locali.

Questa assenza di controllo spaventa non solo i governi ufficiali, ma anche gli investitori di Wall Street. Un buon esempio di questa assenza di regolamentazione è stata la tristemente nota vicenda di Mt. Gox nel 2014. In quell’anno, Mt. Gox era il più grande exchange di Bitcoin in circolazione, ma un attacco hacker enorme ha causato il furto di milioni di dollari in criptovalute. Nonostante Mt. Gox sia un esempio di exchange finito male, ce ne sono moltissimi altri che hanno continuato a operare indisturbatamente senza subire alcuna operazione di hacking.

In quali Paesi sono legali i Bitcoin?

Alcune aree del mondo si sono affacciate alle criptovalute, consentendo alle persone di scambiarle a piacimento. Altre hanno differenti regolamentazioni e leggi che considerano le criptomonete in maniera diversa. Ecco qui di seguito un breve elenco di come le regioni chiave del mondo considerano le criptovalute.

In quali Paesi sono legali i Bitcoin?

Europa

Come per altre grandi regioni del mondo industrializzate ed economicamente sviluppate, in Europa vige il mercato libero su Bitcoin e altre criptovalute. Gli asset digitali possono essere scambiati liberamente in una dozzina di Paesi europei, come l’Italia, la Francia, il Regno Unito, la Germania, e altri ancora. Dunque, Bitcoin in Italia è legale al pari di altri Paesi europei.

Le criptovalute sono legali in tutti gli Stati dell’Unione Europea e del trattato di Schengen, ma ci possono essere regolamentazioni diverse da Paese a Paese. Bitcoin è legale in Italia, ma deve rispettare certe leggi sulla tassazione, ad esempio, che possono differire da quelle tedesche o francesi. Lo stesso vale per la più ampia regolamentazione delle criptovalute in Italia.

Nord America

Anche i trader di criptovalute in Nord America non dovrebbero avere grossi problemi. Chi controlla i Bitcoin contenuti nel proprio wallet digitale può venderli o comprarne altri, insieme ad altre criptovalute. Le crypto sono legali in Canada, Stati Uniti e Messico.

Tuttavia, ci sono regolamentazioni specifiche che riguardano i Paesi di quest’area geografica. Per esempio, negli Stati Uniti gli exchange di criptovalute devono collaborare con le autorità del Paese per contrastare le attività illecite come il riciclaggio di denaro. Queste leggi richiedono che gli exchange raccolgano alcuni dei dati personali degli utenti, il che rimuove buona parte dell’anonimato tradizionalmente associato alle criptovalute. Detto ciò, è piuttosto facile per i trader accedere agli exchange esteri, i quali godono di una minore regolamentazione.

Il Canada ha una regolamentazione simile dal momento che le criptovalute sono legali, ma sono maggiormente regolamentate rispetto agli exchange esteri. Inoltre, non sono considerate valute correnti, ma piuttosto delle materie prime.

Il Messico consente lo scambio di criptovalute nel rispetto della sua recente legiferazione in materia fintech.

In El Salvador bitcoin è stato dichiarato valuta a corso legale dal mese di settembre del 2021, affiancando il dollaro statunitense.

Sud America

Il Brasile, ossia il più grande Paese dell’America Latina, non ha una regolamentazione precisa o delle restrizioni per le persone o le entità che detengono o scambiano Bitcoin. Lo stesso vale per il Cile. L’Argentina consente l’utilizzo di criptovalute come riserva di valore o mezzo di scambio, ma non sono considerate una valuta a corso legale poiché chi controlla i Bitcoin e chi li emette non è il governo argentino. In Venezuela, il mining del Bitcoin non è stato legale fino al 2018, anno in cui il governo ha fatto inversione di rotta e offerto sconti di pena a chi aveva subito condanne negli anni precedenti.

Sull’altro versante della questione, Bitcoin è completamente proibito in Bolivia ed Ecuador dal momento che le criptovalute non appartengono a nessun Paese nazionale o ente centralizzato. Questo è un primo esempio di Paesi che esitano a legalizzare e regolamentare un asset digitale sul quale non hanno controllo.

Asia

Tra le altre regioni industrializzate del mondo, il continente asiatico e le aree circostanti di Oceania e Australasia hanno probabilmente la situazione di regolamentazione più frammentata al mondo. Da un Paese a un altro, ci sono differenze in termini di regolamentazione, legittimità e tassazione di Bitcoin e delle criptovalute.

Ad esempio, Bitcoin è legale in Giappone e Australia. Ma la Cina rappresenta ad oggi una delle più avanzate economie mondiali in cui Bitcoin è soggetto a severissime restrizioni. Nel 2019, l’autorità di regolamentazione bancaria cinese (ossia la Banca Popolare Cinese), ha dichiarato di voler bloccare l’accesso agli exchange di criptomonete. Pur non rendendo Bitcoin illegale, ciò ha reso notevolmente più difficile per i cittadini cinesi partecipare al mercato delle criptovalute. Nel mentre, il Vietnam ha dichiarato illegali Bitcoin e altre criptovalute.

Legalità dei Bitcoin nel mondo

Bitcoin in Italia è legale? Sì. Ma nel resto del mondo? Senza velleità di risultare onnicomprensivo, ecco qui di seguito un colpo d’occhio sugli standard di legalità dei Bitcoin in alcuni dei Paesi e delle economie più grandi al mondo. Ricorda sempre che la legislazione sulle criptovalute è in costante cambiamento. Assicurati di mantenerti aggiornato facendo ricerche sullo stato attuale delle leggi nel tuo Paese prima di cominciare.

Stati Uniti Legale, con acquisto e investimento consentiti e regolamentazioni antiriciclaggio in azione
Canada Legale, ma non considerato valuta di corso
Mexico Legale, in accordo con le recenti leggi fintech
Brasile Legale, non regolamentato
Argentina Legale, ma non considerato valuta di corso
Cile Legale, ma non considerato valuta di corso
Ecuador Illegale
Bolivia Illegale
Regno Unito Legale, ma non considerato valuta di corso e soggetto a regolamentazioni e registrazioni a fini di antiriciclaggio
Italia Legale, non regolamentato
Francia Legale, per larga parte non regolamentato
Germania Legale, ma non considerato valuta di corso
Giappone Legale, considerato come valuta di corso
Cina Legale, ma anche pesantemente limitato
Vietnam Illegale
Australia Legale, soggetto a regolamentazioni a fini di antiriciclaggio
El Salvador Legale e a corso legale
Russia Legale, ma proibito come mezzo di pagamento

Organismi di regolamentazione del Bitcoin

Quindi, chi si occupa della regolamentazione delle criptovalute in Italia e nel mondo? Generalmente, sarà ogni organo istituzionale finanziario nazionale a occuparsi di questioni come legalità del Bitcoin, tassazione e altro ancora.

Organismi di regolamentazione del Bitcoin

Tuttavia, ecco come alcuni dei principali organi regolamentatori del mondo hanno giocato un ruolo nel plasmare lo scenario normativo e fiscale internazionale delle criptovalute legali. Come già espresso in precedenza, in caso di dubbio circa la tassazione di Bitcoin nella tua area del mondo, assicurati di condurre alcune ricerche per rimanere in regola con le leggi.

  • Le criptovalute sono legali nel loro complesso in tutta Europa, con gli Stati membri che variano nel loro approccio alla regolamentazione degli exchange degli asset digitali. Per rimediare alla segmentazione legislativa del continente, l’Unione Europea rilascia regolarmente diverse tipologie di direttive legislative a cui ogni Paese deve conformarsi in termini di raggiungimento dei risultati. La quinta direttiva AML (5AMLD) è il più recente aggiornamento legislativo, che si occupa principalmente della necessità di prevenire riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo;
  • La Commissione per i Titoli e gli Scambi Statunitense (US Securities and Exchange Commission, conosciuta come “SEC”) è una delle agenzie federali più potenti in una delle economie mondiali più importanti. A livello generale, non ha regolamentato il trading del Bitcoin negli USA. Nella pratica, ha rilasciato diverse dichiarazioni e dichiarato che Bitcoin non è un titolo.
  • La FinCEN, conosciuta anche come “Financial Crimes Enforcement Network”, è un’altra importante agenzia statunitense. Si concentra principalmente nell’analizzare i movimenti finanziari per aiutare a individuare potenziali frodi, eventi di riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo, o altri crimini finanziari. Riguardo al Bitcoin, FinCEN non richiede ai trader individuali di tenere traccia precisa della cronologia delle transazioni e neanche le informazioni personali. Tuttavia, gli exchange devono farlo per legge.
  • Negli Stati Uniti, la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) è generalmente considerata come l’organismo di governo che si occupa di criptovalute. Ciò perché le criptovalute legali non sono viste come titoli, ma come materie prime. Le buone notizie per i trader di criptovalute sono che la CFTC ha sostenuto la creazione e le operazioni di mercato di criptovalute, emettendo multe e richiami nei confronti di coloro che hanno condotto truffe.
  • Dal momento che l’acquisto e la vendita del Bitcoin e di altre criptovalute è sempre più diffuso negli Stati Uniti, la Internal Revenue Service (IRS) ha provato a dare una propria interpretazione circa la tassazione di ciò che viene definito genericamente come “valuta digitale”. È considerata una proprietà, dunque se compri, vendi o scambi Bitcoin negli Stati Uniti sarai tassato come se stessi comprando o vendendo un asset.

È sicuro fare trading di Bitcoin con eToro?

Con così tante diverse piattaforme di trading in tutto il mondo e scarsa regolamentazione, non sorprende che possano esserci problemi di truffe per i trader del Bitcoin. eToro protegge i fondi depositati sulla sua piattaforma attraverso sistemi di crittografia e protocolli avanzati. Gli utenti di oltre 140 Paesi che vogliono tradare criptovalute, Italia in primis, possono farlo in sicurezza.

Non ci sono certezze circa la legalità dei Bitcoin e del mining nel mondo. Dato che il trading di criptovalute continua a evolversi, così sarà per le regolamentazioni di governo nei mercati mondiali. Dopo esserti informato sulle regole, quando ti senti pronto a entrare in gioco, puoi fare trading come i top trader di eToro con pochi click sul tuo dispositivo preferito. Scoprilo adesso!

Comincia adesso su eToro per scoprire di più sul Bitcoin.

Le presenti informazioni vengono fornite al solo scopo educativo e non rappresentano consigli d’investimento o suggerimenti personali. Tali informazioni non devono quindi essere interpretate come offerte o solleciti di compravendita di strumenti finanziari.

Il materiale è stato preparato senza tener conto di precisi obiettivi d’investimento o specifiche situazioni finanziarie e non soddisfa pertanto i criteri legali e legislativi previsti per la promozione di ricerche indipendenti. Tutti i riferimenti alle prestazioni passate di uno specifico strumento, indice o prodotto d’investimento preassemblato non rappresentano né devono essere interpretati come un indicatore affidabile di possibili prestazioni future.

eToro non offre alcuna garanzia né si assume la responsabilità in merito all’accuratezza o alla completezza del contenuto esposto nella presente guida. Il lettore deve garantire di aver compreso appieno i rischi comportati dal trading prima di impegnare capitale. Si sconsiglia di mettere a rischio più denaro di quanto non se ne possa perdere.