Quando si parla di criptoasset, come ad esempio Bitcoin o Ethereum, bisogna tenere a mente che anche questi ultimi sono soggetti a dei cambiamenti nel tempo. Tra i cambiamenti che possono avvenire nel mondo delle criptovalute ci sono i cosiddetti fork, che possono essere definiti come delle biforcazioni all’interno della blockchain, anche detta catena di blocchi.

Il fork, in sostanza, è un cambiamento che riguarda il codice del criptoasset e che porta, di conseguenza, a una nuova versione della blockchain originaria o precedente. Per fare un esempio più pratico, un fork di Bitcoin piuttosto noto è Bitcoin Cash, nato nel 2017, mentre un fork di Ethereum è il tanto discusso Ethereum London.

Cos’è un fork?

Come accennato, un fork è un cambiamento, o una biforcazione, che riguarda la blockchain e che permette di apporvi dei cambiamenti o dei miglioramenti. Proprio perché i criptoasset non hanno un organo di controllo e sono completamente decentralizzati, questi cambiamenti possono essere proposti da qualunque membro della community, ovvero da qualunque miner, al fine di migliorare la valuta stessa e le transazioni sulla blockchain.

What is a fork?

Non è raro, quindi, che ci siano delle divergenze sulle decisioni da prendere e che, in queste occasioni, si creino delle biforcazioni all’interno della blockchain. Di solito, queste divisioni portano anche alla creazione di nuovi token, proprio come nel caso del fork di Bitcoin Cash: la blockchain si biforca sulla base delle decisioni prese da miner e sviluppatori e viene creato un nuovo criptoasset.

In altri casi, invece, come quello di Litecoin, blockchain e valuta vengono creati da zero: dopo aver copiato e successivamente modificato il codice di una blockchain esistente (in questo caso quella di Bitcoin), viene lanciato un nuovo token e creata una nuova rete da zero. In casi come questo, quindi, è molto importante che la community sviluppi sufficiente fiducia nel nuovo criptoasset.

A seconda delle decisioni prese e dalle modalità in cui avvengono i cambiamenti all’interno delle blockchain, è possibile fare una distinzione tra hard fork e soft fork.

  • Hard fork: proprio come accaduto nel caso di Bitcoin e Bitcoin Cash, un hard fork consiste in una biforcazione radicale, in un aggiornamento incompatibile con la versione precedente. In questo caso, quindi, le due blockchain saranno incompatibili tra loro e non potranno scambiarsi alcun tipo di dato.
  • Soft fork: i soft fork, al contrario, sono aggiornamenti retroattivi e compatibili con le versioni precedenti. In questo caso, quindi, i nodi non aggiornati continueranno a essere in grado di elaborare transazioni e di aggiungere nuovi blocchi alla blockchain.

Che cos’è un hard fork?

Analizziamo gli hard fork più nello specifico. Come accennato, nel caso degli hard fork le due blockchain non sono più compatibili tra loro: questa incompatibilità, di conseguenza, rende impossibile qualsiasi tipo di scambio tra la blockchain precedente e quella aggiornata.

Di solito, un fork di questo tipo avviene per diversi motivi:

  • Aggiornamento: una delle motivazioni alla base di un hard fork può essere l’intenzione di migliorare la rete o di aggiungervi nuove funzionalità. A volte, può trattarsi anche di un aggiornamento programmato, previsto nella roadmap del progetto e volto a introdurre delle novità o a risolvere uno o più bug.
  • Sicurezza: altre volte, invece, gli hard fork sono impiegati come strumento di difesa e controllo, come ad esempio dopo un attacco informatico (come quello avvenuto con DAO di Ethereum). È anche per questo motivo che è importante che non ci siano possibilità di comunicazione tra la nuova e la vecchia blockchain e che, una volta avvenuto il fork, la nuova blockchain non possa essere attaccata in alcun modo.
  • Nuovi criptoasset: un ultimo motivo per cui può avvenire un hard fork è l’intenzione di creare una nuova valuta, come nel già citato caso di Bitcoin Cash, che approfondiremo nel dettaglio più avanti. L’hard fork di Bitcoin Cash, infatti, è avvenuto nel 2017 perché una parte della comunità voleva aumentare la grandezza dei blocchi e, di conseguenza, il numero di transazioni possibili all’interno della rete. Anche Ethereum ha avuto un caso simile di hard fork: Ethereum Classic, infatti, è il risultato generato da una serie di sviluppatori che non avevano intenzione di proseguire con gli aggiornamenti pensati dai programmatori principali di Ethereum.

Cosa succede a una criptovaluta dopo un hard fork?

Come spiegato, quando avviene un hard fork si ha un cambiamento radicale e non retroattivo: ciò significa che tutte le persone che per qualche motivo utilizzano ancora la versione originale della blockchain dovranno fare necessariamente un aggiornamento; in caso contrario, i nuovi nodi saranno considerati non validi sulla vecchia blockchain.

Un aggiornamento di questo tipo porta anche alla co-esistenza di due diverse valute: quella originaria e quella generata dall’hard fork, il cui rapporto è spesso determinato dalle opinioni della community e dal grado di accettazione della nuova valuta. A seconda di queste variabili, quindi, la nuova e la vecchia valuta possono continuare a operare in maniera indipendente o, al contrario, instaurare un rapporto di dominanza l’una sull’altra.

Per quanto riguarda le criptovalute in sé, invece, dopo un hard fork possono verificarsi due diverse situazioni: in alcuni casi, ad esempio, il fork si limita a copiare il codice sottostante per poi crearne una versione aggiornata, senza però “portare con sé” le monete detenute dai membri della blockchain originaria; in altri casi, al contrario, l’intera blockchain viene letteralmente clonata e ciò permette di garantire ai detentori di criptoasset di ricevere esattamente lo stesso numero di monete, così che possano averne sia nella nuova valuta sia in quella vecchia.

Esempio di hard fork: Bitcoin Cash

Un esempio piuttosto noto di hard fork è il caso di Bitcoin (BTC) e Bitcoin Cash (BCH). Quest’ultimo, infatti, è stato creato nel 2017 a seguito di un hard fork con Bitcoin che aveva come obiettivo quello di aumentare le dimensioni dei blocchi della blockchain e, di conseguenza, il numero di transazioni possibili. In questo modo, vista la notorietà raggiunta nel tempo da Bitcoin, si sarebbe potuta garantire anche una maggiore velocità nelle transazioni. Nello specifico, il passaggio avrebbe dovuto essere da blocchi di 1 MB a blocchi di 8 MB.

In questo caso, l’hard fork è il risultato del disaccordo su questa scelta: se alcuni erano favorevoli al cambiamento, altri sostenevano che fosse meglio lasciare il limite dei blocchi a 1 MB. Per questo motivo, la blockchain di Bitcoin ha subìto una biforcazione e al suo hard fork è stata associata una nuova valuta, il Bitcoin Cash. Questo tipo di fork è avvenuto attraverso la copia dell’intera blockchain di Bitcoin e, pertanto, è stato possibile garantire ai detentori di Bitcoin il trasferimento dello stesso numero di token in Bitcoin Cash.

Hard fork example: Bitcoin Cash

Cos’è un soft fork?

Al contrario di un hard fork, un soft fork è un tipo di aggiornamento retrocompatibile: ciò significa che con un soft fork non si ha una scissione radicale tra blockchain, ma un semplice aggiornamento del codice. In più, a differenza di quanto già visto con gli hard fork, quando avviene un soft fork i nodi aggiornati possono continuare a comunicare con quelli non aggiornati. Un soft fork, quindi, può essere definito come una scissione più morbida, come un semplice update del software. Nel caso in cui qualcuno decidesse di non fare l’aggiornamento, i nodi del vecchio software continuerebbero a convalidare le transazioni.

Per loro natura, i soft fork sono aggiornamenti molto più delicati rispetto agli hard fork, perché devono assicurarsi di mantenere la loro compatibilità con il software precedente: è anche per questo motivo che i soft fork risultano meno adatti come mezzo di risoluzione a problemi di sicurezza, ma vengono più comunemente utilizzati con l’obiettivo di aggiornare e migliorare il software o di risolvere eventuali bug.

Un soft fork che ha interessato Bitcoin, ad esempio, è stato SegWit (abbreviazione che sta per Segregated Witness), un aggiornamento che ha riguardato questo e altri criptoasset a partire dal 2017 e che ha avuto come obiettivo quello di migliorare e rendere più sicura la scalabilità e la natura decentralizzata della rete.

Esempio di soft fork: adozione di SegWit

Per capire più nel dettaglio cosa è accaduto con SegWit, è anzitutto importante capire per quali motivi è stato proposto questo aggiornamento e cosa è accaduto in seguito. Anche se è stato adottato solo nel 2017, le prime discussioni intorno a quello che sarebbe stato il soft fork di SegWit risalgono al 2015 e, in particolare, alla conferenza Scaling Bitcoin.

Questa conferenza, per l’appunto, aveva l’obiettivo di trovare una risoluzione ai problemi relativi alla scalabilità e alla decentralizzazione della rete Bitcoin ma, al di là di quanto ci si potesse aspettare, SegWit è stato adottato per la prima volta da Litecoin, e solo nel 2017, due anni dopo la conferenza. Dopo pochi mesi, SegWit è stato poi adottato anche da Bitcoin.

SegWit, in particolare, è un protocollo che permette di ridurre il tempo necessario per le transazioni e che agisce dividendo queste ultime in due parti, in modo da renderle più leggere e, di conseguenza, più veloci. L’implementazione di SegWit ha anche permesso di superare il limite massimo di 1 MB che caratterizza i blocchi di Bitcoin: se con questo limite era possibile convalidare fino a un massimo di 2 mila transazioni per blocco, con l’adozione di SegWit il limite è salito a 3 mila transazioni.

Oltre ad aggirare il limite di 1 MB, SegWit ha anche contribuito a ridurre il costo delle transazioni (perché più leggere), di ridurre il numero di transazioni non validate all’interno della rete, di rendere più sicure le transazioni multi-firma e di risolvere il problema della malleabilità dei blocchi.

Se una parte della community ha accettato e riconosciuto l’aggiornamento previsto dal soft fork avvenuto con SegWit, per un’altra parte non è stato lo stesso: non tutti, infatti, erano convinti che questo protocollo fosse sufficiente a risolvere il problema della velocità delle transazioni. Per questo motivo, nello stesso anno è avvenuto l’hard fork di Bitcoin Cash, che ha portato a una biforcazione netta tra le due blockchain e all’introduzione di una nuova valuta.

In alternativa a SegWit è stato anche proposto un hard fork dal nome di SegWit2x, ma quest’ultimo non è mai stato implementato.

I fork sono vantaggiosi per i trader di criptovalute?

In alcuni casi, i fork possono essere vantaggiosi per i trader, ma solo a patto che si conoscano anche quelle che possono essere le conseguenze di un simile avvenimento.

Quando si verifica un hard fork, ad esempio, i trader possono trarne beneficio, soprattutto se l’intera blockchain viene copiata e tutti i detentori di criptoasset vengono ricompensati con quelle che sono a tutti gli effetti dei token in più. Il vantaggio più evidente per i trader è, in questo caso, quello di poter vendere in modo da aumentare i loro profitti.

Nonostante ciò, soprattutto in quei casi in cui l’hard fork è preannunciato da tempo, c’è anche da fare i conti con la possibilità che i grandi investitori, conosciuti anche con il nome di balene, possano approfittarne per favorire l’aumento di valore della valuta genitore prima che avvenga il fork, in modo da ottenere un maggior quantitativo di token.

È chiaro, però, che l’intervento di grandi investitori come le balene possa causare un’incredibile e repentina oscillazione dei prezzi, sia prima che avvenga il fork che dopo. Anche in quei casi in cui non si assiste alla clonazione dell’intera blockchain, inoltre, è possibile che i prezzi divengano estremamente volatili: in questi casi, i trader potrebbero provocare un improvviso declino dei prezzi, soprattutto se vengono vendute grandi quantità della moneta genitore.

Per riassumere, proviamo a schematizzare i pro e i contro di un fork all’interno di una tabella, in modo da non trovarsi impreparati in occasione del prossimo fork di Bitcoin:

Pro Contro
·       I momenti che precedono un hard fork possono essere vantaggiosi per i trader: in queste occasioni, infatti, soprattutto se la blockchain originaria viene duplicata, è possibile ottenere i token della nuova moneta gratuitamente, sulla base delle monete genitori che si possiedono. ·       Prima che si verifichi un hard fork, i prezzi dei criptoasset possono subire delle oscillazioni repentine. I prezzi diventano estremamente volatili e non è sempre facile agire nei tempi giusti.
·       Nei casi di soft fork, i principali vantaggi derivano dalla possibilità di usufruire di nuove funzionalità, aggiornamenti e una maggiore capacità dei blocchi. ·       In occasione dei fork, l’intervento dei più grandi investitori (le cosiddette balene) può influenzare in modo notevole il mercato, sia prima che dopo il fork.

 

Conclusione

Quando si parla di fork si fa riferimento a quello che è a tutti gli effetti un cambiamento all’interno della blockchain e che ha solitamente lo scopo di apporvi dei miglioramenti o di introdurre delle nuove funzionalità.

Esistono due tipi di fork, l’hard fork e il soft fork: nel caso degli hard fork si ha una vera e propria biforcazione della blockchain, che renderà impossibile la comunicazione e lo scambio di dati tra la blockchain originaria e quella derivata; nel secondo caso, invece, si ha a che fare con un aggiornamento retroattivo, che non compromette la compatibilità con le versioni precedenti.

I momenti precedenti ai fork possono essere vantaggiosi per i trader, ma è anche importante conoscere i rischi derivanti dall’estrema volatilità dei prezzi che spesso caratterizzano i momenti precedenti e successivi ai fork. Per questo motivo, è sicuramente utile essere a conoscenza di quando si verificherà il fork di un certo criptoasset, restando però consapevoli dei rischi che si possono correre se si agisce nel momento sbagliato.

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